Roma, sequestrati per riciclaggio i bar Katané che fornivano catering al Grande Fratello vip

Roma, sequestrati per riciclaggio i bar Katané che fornivano catering al Grande Fratello vip
di Michela Allegri
Martedì 19 Maggio 2020, 08:42
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Un arresto e un maxi-sequestro non avevano impedito a Gaetano Vitagliano e ai suoi soci di fare affari: nonostante i redditi dichiarati al fisco fossero praticamente minimi, il gruppo aveva impiegato pochissimi mesi per riprendersi dalla batosta giudiziaria e rimettersi in attività. Era tornato nel business della ristorazione, con una catena di locali talmente in vista da essere fornitore ufficiale del Grande fratello Vip. Ora, però, tutti gli esercizi commerciali sono finiti sotto sequestro. Convinti di non essere scoperti, dopo che le Fiamme gialle avevano messo i sigilli a una sfilza di bar nel 2017, Vitagliano e soci avrebbe investito una montagna di soldi - non dichiarati - per rientrare subito nel giro.
Se tre anni fa il gruppo gestiva la catena di bar Mizzica!, da via Catanzaro a piazza Acilia, adesso aveva acquistato bar, pasticcerie e gelaterie tra via Catania e via del Corso.

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I LOCALI
I finanzieri del nucleo Pef di Roma, su richiesta della Dda e su disposizione della sezione Misure di prevenzione del Tribunale, hanno sequestrato otto bar ed esercizi di ristorazione. Vitagliano era stato arrestato dai carabinieri nel 2017 «in quanto ritenuto al vertice di un'associazione per delinquere dedita al riciclaggio e all'intestazione fittizia di beni, nonché contiguo al clan di camorra degli Amato-Pagano (i cosiddetti Scissionisti), operante a nord di Napoli», spiegano gli inquirenti. Gli specialisti del Gico della Finanza si sono però accorti che, pochi mesi dopo il sequestro dei locali Mizzica!, avvenuto sempre nel 2017, l'uomo dei clan era tornato in attività: aveva aperto la catena «Katané sapori di Sicilia». I soci erano sempre gli stessi. Dalle indagini, infatti, è emerso che le aziende che gestiscono i nuovi bar sarebbero state costituite tra il 2018 e il 2019 da ex dipendenti delle prime ditte sequestrate: nonostante i modesti redditi dichiarati, erano stati in grado di sostenere spese rilevantissime per avviare le imprese che ieri sono finite sotto sequestro. Questo dettaglio ha insospettito gli inquirenti. Ma c'è di più: era rimasto tutto identico. Non erano cambiati nemmeno i fornitori e all'interno dei locali lavoravano anche i familiari di Vitagliano. Secondo la Finanza, gli esercizi commerciali del gruppo Katanè servivano per reinvestire le attività illecite dell'uomo dei clan, che li ha gestiti tramite parenti e persone di fiducia. Ora, dei locali si occuperà un amministratore giudiziario.

IL DECRETO
Nel decreto di sequestro si legge che, «subito dopo il sequestro di Sapori di Mizzica, Gaetano Vitagliano, attraverso suoi ex dipendenti e con la connivenza dei componenti del proprio nucleo familiare, è riuscito a edificare una nuova rete di società, tutte attive nel redditizio del settore bar-pasticcerie destinate a moltiplicarsi sul territorio capitolino». I bar Katanè sequestrati sono quattro, per un valore di più di 5 milioni di euro. Ma non è finita: i finanzieri hanno messo i sigilli anche ad altri quattro locali che sarebbero stati acquistati nelle ultime settimane sempre da una società riconducibile a Vitagliano. Si tratta di due tavole calde a insegna I Siciliani, che si trovano in zone centrali, come via Catania e via XX Settembre, e di una gelateria in via del Corso.
 
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