Simone Sperduti, la lettera dell'agente sospeso alla famiglia: «Perdonatemi, dovevo morire io». Arresto convalidato

Stamattina l'udienza del gip a Piazzale Clodio

Simone Sperduti, la lettera dell'ex agente arrestato alla famiglia: «Perdonatemi, dovevo morire io»
Simone Sperduti, la lettera dell'ex agente arrestato alla famiglia: «Perdonatemi, dovevo morire io»
di Michela Allegri e Laura Bogliolo
Sabato 27 Agosto 2022, 13:52 - Ultimo agg. 20 Settembre, 19:16
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Il giudice ha convalidato l'arresto dell'ex poliziotto accusato dell'omicidio stradale aggravato di Simone Sperduti. Resta in carcere, dunque. L'agente era stato arrestato giovedì scorso per l'incidente avvenuto in via Prenestina in cui è morto Simone Sperduti, un ragazzo romano di diciannove anni. Andrea Persi, questo il nome dell'agente ha scritto una lettera per i genitori di Simone. 

«Ho paura, so che ne avete più di me.

Ho sbagliato, avrei voluto morire io, vi chiedo perdono»​. Sono le parole che Andrea Presti, l’agente della Polfer di 46 anni arrestato per avere investito e ucciso il diciannovenne Simone Sperduti mentre guidava sotto l’effetto di alcol e cocaina, ha scritto alla famiglia del ragazzo. Intanto questa mattina il poliziotto si è presentato davanti al gip per l’interrogatorio di convalida: ha ammesso gli addebiti e il giudice, su richiesta del pm Mario Palazzi, ha disposto la custodia cautelare in carcere. 

Lo scontro e avvenuto alle quattro di mercoledì mattina all’incrocio tra via Prenestina e il Raccordo. Presti era al volante nonostante la sua patente fosse scaduta dal 2018.

Dopo l'udienza che si è tenuta questa mattina a piazzale Clodio il gip, accogliendo le richieste del pm Mario Palazzi, ha convalidato l'arresto e ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il poliziotto, dopo l'incidente, era risultato positivo ai test di alcol e droga. «Il mio assistito ha risposto alla domande del giudice e ha espresso tutto il suo dolore alla famiglia di Simone - ha detto il difensore del poliziotto, l'avvocato Pamela Strippoli dopo l'udienza di convalida - è conscio della responsabilità che porterà a vita. Nella ricostruzione dell'incidente ha riferito di non essersi accorto dell'arrivo dello scooter del ragazzo». Nel corso dell'udienza il poliziotto ha anche consegnato una lettera al giudice.

«Mi inginocchierei ai piedi per chiedervi perdono. Ho paura, so che voi ne avete più di me. Ho sbagliato, cavolo ho sbagliato. Avrei voluto morire io - scrive nella letta il poliziotto - Dovevo morire io. Vi chiedo perdono. Niente vi ridarà più vostro figlio, ma io farò qualsiasi cosa possa aiutarvi. Vi chiedo perdono, e a Dio. Avrei dovuto morire io. Ho il cuore in pezzi, ma so che è nulla rispetto a quello che state provando voi. Odiarmi è il minimo».

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