Roma, lo lascia e lui la ricatta con le foto osé: l'incubo iniziato in un maneggio a Roma nord

Roma, lo lascia e lui la ricatta con le foto osé: l'incubo iniziato in un maneggio a Roma nord
di Adelaide Pierucci
Lunedì 30 Settembre 2019, 08:52 - Ultimo agg. 08:54
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Le foto osé scambiate nei momenti di passione diventano arma di ricatto al momento della rottura. Si è macchiato anche di sexting uno stalker che per oltre un anno ha tentato di tenere sotto scacco l'ex compagna. Scatti che sarebbero dovuti restare ricordi privati spediti via WhatsApp ad amici e parenti, con messaggini annessi: «Guardatela», e ancora: «Ha dimostrato quello che nemmeno potevate immaginare».
Belli, trentenni, appassionati di equitazione. Un amore nato in un maneggio di Roma Nord si è chiuso, dopo ripetuti e interminabili momenti di paura, in tribunale. Il ricattatore, finto innamorato, è stato appena condannato a un anno e 5 mesi di reclusione per stalking e maltrattamenti. Una pena così ridotta dalla scelta del rito abbreviato. Lei allevatrice e romana; lui groom, operatore di scuderia e romeno. Ore in sella o a spazzolare le criniere. I primi baci, la convivenza, la tenerezza. E poi le strattonate, gli sgambetti, i ricatti. «Non esci sola», l'avvertimento più ricorrente, «e se tenti di reagire, peggio se provi a lasciarmi, ti porto in Romania, dove non ti ritroveranno più».

Scambio di foto hot tra adolescenti. «E ora pubblico tutto su Instagram»

La minaccia del rapimento, tra i primi passi verso l'incubo, maturato dal settembre del 2017 all'autunno dell'anno successivo. Ma nemmeno le botte, la fuga in pigiama per sfuggire alla paura, i ricatti più beceri, avevano annientato la donna come il sexting. Le foto di momenti di passione biecamente spedite sugli smartphone dei parenti di lei, persino della mamma, del fratello. Una mortificazione cruciale che il pm Eleonora Fini racchiude nel lungo elenco di contestazioni ricavate da minacce, costrizioni e maldicenze. L'indagato, precisa nell'imputazione il magistrato, la diffamava anche «mediante l'invio a numerosi destinatari di messaggi sexting e foto che la ritraevano in atteggiamenti intimi, costringendola, infine, a trasferirsi all'estero per mettersi al riparo da vessazioni e maldicenze».

LE BOTTE
Confortata da un legale di fiducia, dall'avvocato Giuseppe Campanelli, la vittima aveva raccontato anche gli atteggiamenti subdoli con il quale l'ex, subito dopo la rottura, aveva provato a soggiogarla: «Sappilo, io non faccio più niente, però mi ammazzo». La donna ha temuto anche condizionamenti nella carriera. Nell'autunno 2017 aveva intrapreso, a Carpi, una collaborazione con la scuderia del cavaliere Gianni Govoni, campione olimpico e simbolo del salto a ostacoli, rimasto estraneo alla vicenda. È lì che il romeno raggiunge l'ex e in uno scatto di rabbia la picchia. Lei si cala da una finestra e scappa in pigiama, da Carpi a Milano. In ospedale le viene diagnosticata una prognosi di otto giorni. Ma sono quelle foto private fatte circolare per dispetto a bruciare di più. «Il mio ex compagno - ha raccontato la trentenne al magistrato - aveva fatto circolare un selfie scattato durante una telefonata con lui». L'intera carrellata di foto intime, chissà per quale forma di sfregio, era stata riservata solo al fratello di lei.
 

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