Roma, stipendi comunali: stop ai bonus per i dipendenti Ama e Atac. «Fondi all'emergenza Covid»

Roma, stipendi comunali: stop ai bonus per i dipendenti Ama e Atac. «Fondi all'emergenza Covid»
Roma, stipendi comunali: stop ai bonus per i dipendenti Ama e Atac. «Fondi all'emergenza Covid»
di Pier Paolo Filippi
Mercoledì 24 Febbraio 2021, 00:01 - Ultimo agg. 03:29
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Niente aumenti di stipendio per i prossimi tre anni per i dipendenti delle aziende partecipate di Roma Capitale. A chiedere alle società capitoline di stringere i cordoni della borsa è l’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti che l’ha messo nero su bianco in una memoria di giunta approvata lo scorso gennaio relativa alla “Programmazione delle attività inerenti alla direzione, al coordinamento, all’indirizzo e al controllo degli organismi partecipati”. Il Campidoglio, si legge nel documento, «ritiene opportuno e necessario fornire indirizzo agli organismi partecipati di adottare politiche del personale non espansive in termini salariali, salvo quanto previsti dal contratto collettivo di lavoro-normativa di primo livello». In sostanza, al di fuori di quanto già previsto dalla contrattazione nazionale, le aziende capitoline dovranno congelare gli stipendi che non potranno essere “rimpinguati” da aumenti, bonus e premi vari. Una raccomandazione, quella fatta da Lemmetti, legata ufficialmente alla necessità di «non assorbire risorse a beneficio dei settori produttivi più penalizzati» dall’emergenza Covid, in considerazione del fatto che «gli organismi partecipati di Roma capitale, contrariamente a quanto avvenuto in altri settori produttivi, hanno tenuto indenni i propri dipendenti dai possibili rischi occupazionali e di contrazione e di sostanziale contrazione di reddito connessi alla difficile situazione economico-sociale».

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Ma a determinare lo stop chiesto dal responsabile dei conti capitolini e delle partecipate, come spiegano dall’assessorato, sono stati anche alcuni casi scoppiati nei mesi scorsi all’Ama e a Roma servizi per la mobilità, la società che si occupa della pianificazione del trasporto pubblico cittadino e della gestione della sosta a pagamento. Nelle aziende dei rifiuti, infatti, lo scorso mese di agosto, appena dopo la prima ondata della pandemia, l’amministratore unico Stefano Zaghis ha concesso un’indennità di 8.000 euro annui, retroattivi all’1 marzo, a tutti i capi area.

Aumenti, aveva denunciato la Cgil, elargiti «fuori dalle regole contrattuali e senza trasparenza», per quali Ama si era giustificata spiegando che si tratta di emolumenti non elargiti ad personam ma «strettamente connessi alle posizioni organizzative ricoperte che prevedono l’assunzione di responsabilità legate a rilevanti deleghe di funzione, nonchè incarichi di gestione e controllo delle attività di raccolta rifiuti, pulizia e decoro, comprese quelle effettuate da prestatori esterni». 

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Ancora più recente il caso di Roma servizi per la mobilità, dove i dipendenti hanno ricevuto un premio di 650 euro in aggiunta ai normali premi di produzione. Un “riconoscimento” concesso in base a un accordo firmato lo scorso 13 novembre dall’Ad Stefano Brinchi e i rappresentanti delle sigle sindacali presenti in azienda, nel quale si spiega che «a fronte dell’improvvisa e imprevedibile situazione emergenziale, con grande senso di responsabilità e di appartenenza aziendale», i dipendenti «hanno dimostrato grande capacità di adattamento e reazione alle nuove condizioni di lavoro, garantendo comunque elevati livello di servizio e il raggiungimento delle attività e degli obiettivi indicati nel contratto di servizio col Comune di Roma» meritando così «in via del tutto eccezionale al riconoscimento di un ulteriore premio». 

Due vicende, quelle dei mesi scorsi, che hanno messo in grande imbarazzo il Campidoglio costringendo l’assessore Lemmetti a intervenire per evitare che accordi interaziendali come quello firmato a Roma mobilità possano pesare ulteriormente sulle già poco floride casse delle partecipate capitoline, in un periodo in cui a causa del Covid sta diventando evidente nella società la frattura tra chi è garantito, come i dipendenti pubblici, e quanti invece sono esposti alla durezza della crisi economica determinata dal Coronavirus.
 

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