Roma, boom di tamponi “fai da te” per sfuggire al tracciamento: allarme dei medici. Le farmacie: stop alla vendita

Roma, boom di tamponi “fai da te” per sfuggire al tracciamento: allarme dei medici. Le farmacie: stop alla vendita
Roma, boom di tamponi “fai da te” per sfuggire al tracciamento: allarme dei medici. Le farmacie: stop alla vendita
di Lorenzo De Cicco
Sabato 31 Luglio 2021, 00:24
4 Minuti di Lettura

Vanno a ruba i test fai-da-te del Covid. Nelle farmacie di Roma sono esauriti. E non serve molto a capirne il motivo: sono gli unici che permettono di sapere se si è positivi, senza che parta in automatico la segnalazione all’Asl. Così, per rimanere fuori dai radar del tracciamento e schivare la quarantena, migliaia di casi sospetti preferiscono acquistare il kit. Dal farmacista o al supermercato. Costo: 8 euro e 70 cent per avere la confezione. Poi si sbriga tutto in casa, con l’asticella del tampone e la provetta con la soluzione reagente. Senza che nessuno sappia nulla. Il fenomeno preoccupa i medici di base.

Covid nel Lazio, D’Amato: «Lunedì l’immunità di gregge»

Roma, boom di tamponi “fai da te” per sfuggire al tracciamento

Alla Fimmg (federazione medici di medicina generale) lanciano l’allarme: tra i mutuati il ricorso al fai-da-te, in piena estate, è sempre più diffuso. «Molti lo sfruttano per non mettere a rischio la vacanza. Così come altri pazienti, con sintomi lievi, magari evitano di fare il test rapido», racconta Giampiero Pirro, dottore di Portonaccio e responsabile comunicazione della Fimmg. «Io stesso ho trovato questi kit al supermercato vicino allo studio, scontati a 5 euro». La Regione li sconsiglia, ma non può vietarli. E così tanti farmacisti hanno deciso di boicottarli: «Non li vendiamo più, consigliamo solo il tampone antigenico, più affidabile, perché eseguito dal nostro personale sanitario, e soprattutto utile per contenere la pandemia, perché parte il contact tracing in caso d’infezione», spiega Claudia Passalacqua, consigliera di Federfarma Roma e presidente della Assifar.

Nelle ultime settimane, racconta, «c’è stato un aumento di richieste dei test fai-da-te». Tanto che oggi, in quasi tutte le rivendite della città «sono esauriti. Andrebbero ri-ordinati dal grossista, ma molti di noi non rinnoveranno la fornitura». C’è chi lo dice proprio: «Io i test fai-da-te li boicotto».

Come Cristina Ercolani, titolare di una farmacia a piazzale Clodio, zona Prati, e consigliere sindacale di Ferderfarma. «Solo questa mattina si sono presentati in 10 per chiedere il kit. Ho detto a tutti: qui facciamo solo il tampone antigenico rapido. Alcuni li ho convinti, altri erano più restii, probabilmente perché pensavano di avere il Covid». Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità del Lazio, è d’accordo con i farmacisti che sconsigliano queste analisi per autodidatti, senza alcun controllo sui positivi scovati. «La sicurezza viene sempre al primo posto e la tracciabilità è una condizione essenziale in questa fase della pandemia», dice il capo dell’Unità di Crisi Covid di Zingaretti.

LA REGIONE

La Regione, ricorda D’Amato, non può mettere al bando questi prodotti, dato che sono regolarmente in commercio, ma «i cittadini devono sapere cosa è sicuro e cosa no». Lo stesso produttore, nel foglietto informativo, chiarisce: «Il test non deve essere usato come unica base per la diagnosi o per escludere un’infezione da Sars-CoV-2». Serve soltanto «a ottenere una prima diagnosi di infezione da Covid-19». Ma chi sfrutta il trucco per evitare la segnalazione all’Asl, c’è da immaginare, non si fossilizzerà su una postilla del bugiardino. C’è un altro aspetto che inquieta i medici di base: «Non tutti sono in grado di eseguire un tampone correttamente, in modo da individuare il virus - riprende Pirro, il dirigente della Fimmg - Serve una certa manualità, serve pratica. Altrimenti possono venire fuori falsi negativi per imperizia». Anche Farmacap, la partecipata comunale che conta 45 farmacie, scoraggia il ricorso a questi test: «Se non sono attendibili rischiano di creare solo confusione», dice il commissario Jacopo Marzetti.

 

L’OMERTÀ

Oltre al fai-da-te, per le Asl è diventato sempre più complicato rintracciare i positivi. «Notiamo, soprattutto tra i giovani, quasi un senso di omertà», racconta Stefania Iannazzo, direttrice del Sisp (Servizio di igiene e sanità pubblica) dell’Asl Roma 3. «Ne vediamo di ogni tipo: ragazzi che vanno in discoteca e poi, quando c’è un contagio, ci dicono: ma sono andato da solo, senza amici, non conoscevo nessuno. Molto poco probabile». C’è anche chi dopo il tampone «stacca il cellulare, così non possiamo comunicargli che è positivo. E una paziente, per evitare di fornirci l’elenco dei contatti stretti, ci ha persino detto: mi è andato a fuoco il telefono». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA