«Siamo tutti consapevoli del consenso dei cittadini per la vera e propria svolta di Gualtieri sui rifiuti, con il termovalorizzatore». Ma «sono preoccupato della capacità delle imprese di riuscire a fare presto e bene i tanti lavori che partiranno a Roma: a mio avviso va concordata una norma per il Giubileo che preveda una riduzione delle imposte sul lavoro, che finisca in parte nelle buste paga dei dipendenti e per il resto venga utilizzata dalle aziende per le necessarie attività di formazione dei giovani e gli investimenti per la sicurezza sul lavoro».
Claudio Mancini, deputato romano e responsabile nazionale delle Città metropolitane del Pd. La Capitale è in grado di cogliere le occasioni di questi anni?
«I programmi per Roma dei prossimi anni sono ormai in campo, per effetto dei sei mesi di Gualtieri e del sostegno del Governo Draghi. È stata formata la società per il Giubileo con personalità di alto livello e avviata la candidatura per expo 2030. Stanno partendo investimenti a lungo attesi grazie ai commissariamenti per la Metro C, le tranvie il nuovo acquedotto del Peschiera, la Cisterna-Valmontone. Inoltre è stata impostata la soluzione al problema dei rifiuti: in quattro anni si può realizzare per intero il piano per non andare mai più in emergenza».
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Quali sono le incognite?
«La capacità amministrativa di una macchina pubblica atrofizzata dalla lunga inattività, ma anche la ridotta dimensione imprenditoriale nei settore dell’edilizia, dei trasporti e dei lavori pubblici. A Roma si sono persi 35 mila iscritti alla Cassa edile in 12 anni. Inoltre tanti studi professionali hanno chiuso, andando via da Roma».
Come si affronta il problema?
«Per riuscire a utilizzare gli 1,35 miliardi del Giubileo dobbiamo incentivare le imprese, con un accordo da fare insieme ai sindacati, per considerare i lavori a Roma come una priorità: abbassare il cuneo fiscale, studiando una norma che consenta a imprese incaricate dei lavori del Giubileo di avere una riduzione delle imposte sul lavoro».
Per la Città eterna possono essere utili i poteri speciali per realizzare il termovalorizzatore?
«Il varo del decreto Aiuti è stato un momento storico per Roma, con lo Stato che finalmente si occupa della sua Capitale e le consente di cambiare passo con il termovalorizzatore».
A cosa attribuisce il consenso dei cittadini sul nuovo impianto?
«In passato la maggioranza restava silenziosa su questi temi. Ora, dopo anni di cassonetti stracolmi, si è capito che serve una soluzione strutturale, come il termovalorizzatore. Non si può sottoporre la Capitale al rischio che, se si rompe un impianto in una regione che ospita i nostri rifiuti, la città vada in emergenza. Con il Giubileo poi aumenteranno i turisti, e non possiamo trovarci per un anni ad avere i problemi di smaltimento che, per esempio, si sono registrati a Pasqua».
Come procede l’erogazione dei fondi per la Capitale?
«Nel decreto di lunedì ci sono 180 milioni di euro in tre anni per la Città metropolitana di Roma, destinati a mettere in equilibrio il bilancio dell’ente, colpito dal calo delle entrate per le immatricolazioni delle auto. Poi è stato approvato un fondo per i Comuni oltre gli 800 mila abitanti, per coprire i maggiori oneri che sono chiamati ad affrontare».
Si riusciranno a rispettare i tempi strettissimi per realizzare i progetti del Pnrr?
«Comune, Città metropolitana e Regione hanno fatto la loro parte, come programmazione e pianificazione degli investimenti, e di questo siamo molto soddisfatti. Poi c’è la partecipazione ai bandi nazionali che sono in corso».