Roma, intercettazioni incastrano la banda che truffava gli anziani: «Bottino da 200mila euro»

Roma, intercettazioni incastrano la banda che truffava gli anziani: «Bottino da 200mila euro»
di Alessia Marani
Mercoledì 27 Gennaio 2021, 12:10
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«Noi giriamo per i quartieri di Roma... prendiamo i civici dei palazzi e li diamo a uno di Napoli che chiama...». Uno dei 7 napoletani della banda specializzata nelle truffe del falso incidente ai danni degli anziani, smantellata ieri da carabinieri e polizia spiegava così, intercettato, come partivano i colpi. Gli emissari in trasferta nella Capitale a bordo di auto a noleggio perlustravano le zone-bene, specie San Giovanni, l’Appio Latino, i Parioli, non disdegnando Balduina e Vigna Clara. Annotavano i civici degli edifici sprovvisti di portieri e telecamere, li inviavano al complice in Campania che forniva i numeri di telefono carpiti dalle pagine bianche. Numeri appartenenti in gran parte ad anziani.

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Finti marescialli o avvocati: truffavano gli anziani con falsi incidenti stradali

Quelli a Roma chiamavano: «Signora suo figlio ha avuto un incidente, è in Questura, per rilasciarlo ci vogliono 3mila euro, mandiamo una persona».

A volte si fingevano marescialli, altre avvocati. Gli investigatori del commissariato San Giovanni e della compagnia dei carabinieri di Piazza Dante, coordinati dal procuratore aggiunto Lucia Lotti, hanno fatto luce su ben 39 truffe, di cui 6 a Gorizia, in Friuli. Le “missioni” fruttavano bottini particolarmente remunerativi a fronte di quello che i sette ritenevano - a torto - un rischio minimo: «Noi pigliamo i soldi co’ e’ chiacchiere.. non metterei mai le mani addosso a una persona», specifica un sodale nelle intercettazioni. E quando gli anziani non hanno i soldi «prendiamo l’oro», rubandolo in casa. In un solo colpo erano stati capaci di agguantare 8mila euro.

In altri raid hanno sottratto anche orologi prestigiosi tanto che i proventi delle truffe raggiungerebbero i 200mila euro. A volte le vittime avevano disabilità. La banda non si era fermata neanche nel lockdown. Nel frattempo, mai domi, progettavano di riconvertire l’attività criminale sul fronte delle truffe informatiche. «Ci troviamo di fronte a un reato particolarmente odioso - spiegano gli investigatori - perché colpisce i più fragili, fino a umiliarli quando scoprono di essere stati raggirati. Gli anziani, anche quelli più in salute, ne subiscono un contraccolpo psicologico indelebile, che li debilita». Sulle tracce dei “napoletani” si erano messi da tempo i carabinieri e i poliziotti della squadra giudiziaria di San Giovanni coordinata dal commissario Paolo Leporale.

Le indagini erano state dirette dall’ex dirigente di via Casalmonferrato, Mauro Baroni, le ordinanze di custodia cautelare eseguite sotto la direzione del dottor Antonio Soluri, da poco al comando del VII Distretto. «È stata riconosciuta l’associazione a delinquere - spiega il maggiore Vincenzo Carpino comandante della Compagnia dell’Arma di piazza Dante - e, in più casi, è stata contestata l’estorsione che prevede pene più pesanti». Insomma, la gang non la passerà liscia come riteneva. E ancora una volta, dopo l’arresto della banda di rom che rapinava e picchiava donne e anziani intenti ai prelievi ai bancomat, nell’operazione “Scudo” la sinergia tra polizia e carabinieri nella zona di San Giovanni ha dato i suoi frutti.

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