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Uccide la moglie a Roma. «Ho sparato un colpo per sbaglio, il secondo l'ho esploso per non farla soffrire»: la confessione

Pietro Bergantino avrebbe raccontato che la donna, Caterina D'Andrea, era gravemente ferita e rantolava

Via Mascagni, accanto l'auto di Pietro Bergantino
Via Mascagni, accanto l'auto di Pietro Bergantino
di Michele Galvani
Articolo riservato agli abbonati
Martedì 21 Giugno 2022, 14:31 - Ultimo agg. : 22:32
3 Minuti di Lettura

Ha sparato alla moglie due volte. La prima per sbaglio la seconda «per non farla soffrire»: così Pietro Bergantino, 76 anni, ha ucciso Caterina D'Andrea a Roma, in via Mascagni. Una storia non ancora del tutto chiarita dagli inquirenti. L'uomo infatti, subito dopo il delitto, si è presentato presso lo studio degli avvocati Giorgio Beni e Marco Macchia (zona Prati) per confessare. Ma sulla dinamica ci sono ancora molti dettagli da dipanare. Difficile credere alla sua versione.

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Stando al decreto di fermo, si legge che Bergantino, ex assicuratore, possiede «una pistola Glock legalmente detenuta» che poi è stata rinvenuta nella sua auto, una Lancia Y, ancora oggi parcheggiata in via Romeo Romei (sotto lo studio dei legali). La dinamica descritta: «Sul viso della donna era appoggiato un cuscino, Bergantino ha ammesso di aver colpito la moglie con due colpi di armi da fuoco esplosi a breve distanza, mentre entrambi si trovavano a letto». L'uomo infatti, stando sempre alle prime ricostruzioni, era solito dormire con la pistola sotto il cuscino considerando i furti che aveva subìto in passato nel suo appartamento. Da quanto trapela, era solito tenere contante in casa. «Il primo colpo mi è partito per sbaglio, il secondo l'ho esploso intenzionalmente per non farla soffrire, perché stava rantolando», le sue prime parole. La situazione «per noi è da chiarire - spiegano i legali Beni e Macchia - perché bisogna approfondire eventuali patologie. Al momento non risultano elementi di astio con la moglie».

«Sul posto si è costatato che la salma di Caterina D'Andrea (aveva 73 anni), completamente priva di vestiti, si trovava riversa in posizione supina sul letto matrimoniale, con leggera inclinazione laterale e le braccia erano intrecciate come nell'atto di abbracciare il lenzuolo verosimilmente avvolto dalla D'Andrea prima del decesso. Sul viso della donna era appoggiato un cuscino», si legge ancora nel rapporto degli inquirenti e del medico legale, dott. Luca Tomassini. 

L'INCONGRUENZA - «Dalla prima ispezione cadaverica effettuata in sede - è scritto nel decreto di fermo firmato dalla pm Alessia Natale - il medico legale ha rilevato la presenza di quattro fori, verosimilmente, provocati da arma da fuoco: due fori nella regione occipitale superiore; un foro intorno all'orecchio e un altro nella zona laterale del collo». Quindi i colpi esplosi non sarebbero 2, come raccontato da Bergantino, ma 4. Anche su questo sarà necessario fare chiarezza.

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Bergantino non ha spiegato come sia stata possibile l'esplosione di un colpo accidentale con un'arma che richiede «l'esercizio di una significativa forza sul grilletto (circostanza del resto ammessa anche in sede di interrogatorio). In ogni caso, l'uomo ha chiaramente ammesso di non aver soccorso la moglie dopo il primo colpo e di aver quasi immediatamente sparato nuovamente al fine di ucciderla (con l'intento di non farla soffrire). Nel lungo interrogatorio sono stati ricostruiti gli eventi immediatamente precedenti e successivi ai fatti con una ricostruzione che non appare del tutto completa». Bergantino, ex delegato di campo, conosciuto nel mondo del calcio nella Capitale, era legato alla moglie da circa 50 anni.

L'interrogatorio è finito intorno alle 3 di notte: domani verrà dato il conferimento di incarico al medico legale, la convalida d'arresto è prevista tra giovedì e venerdì.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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