Dipendenti dell'Umberto I timbravano e poi accompagnavano i figli a scuola: verso il processo

Dipendenti dell'Umberto I timbravano e poi accompagnavano i figli a scuola: verso il processo
di Giuseppe Scarpa
Lunedì 9 Dicembre 2019, 09:59
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Strisciavano il cartellino e poi andavano ad accompagnare i figli a scuola, al bar oppure anticipavano di un paio d'ore il weekend. Al policlinico Umberto I esplode il caso dei badge. Il pubblico ministero Carlo Villani ha chiuso le indagini per concorso in truffa ai danni dello Stato nei confronti di due dipendenti dell'ospedale, e si prepara a chiedere il processo. Due tecnici gessisti, infatti, erano stati scoperti dai carabinieri del nucleo Radiomobile, tra marzo e aprile scorso, a fare il salto del tornello. Monitorati durante gli orari di lavoro erano spesso affaccendati in ben altre attività.

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Il sistema ricostruito dagli inquirenti era molto semplice: i dipendenti arrivavano puntali alle sette, strisciavano il badge, facevano un giro nei corridoi facendosi vedere e poi prendevano l'uscita per tornare anche dopo un'ora o un'ora e mezzo. A incastrarli i filmati delle telecamere di sicurezza. I due dipendenti hanno posizioni ben differenti. Al primo, infatti, gli vengono contestati più episodi. All'altro collega solo una.
Il camice azzurro, alle sette di mattino, strisciava il cartellino all'ingresso. Contrassegnava così la sua presenza tra i corridoi del reparto. Fingeva di stare tra i pazienti e i colleghi. In realtà poi scivolava via. Prendeva la stessa auto con la quale era arrivato all'Umberto I, rientrava a casa prendeva la figlia e l'accompagnava a scuola, in un liceo. Poi, in tutta serenità, rientrava al lavoro. Un'ora e mezza sottratta al suo impiego e dedicata ai suoi cari a spese dei contribuenti. In altre circostanze sarebbe, invece, andato al bar.

Anche il collega sottraeva tempo prezioso dedicandolo ad altre attività a favore della famiglia. Tutto, rigorosamente, durante l'orario di lavoro. Un'attività scoperta, da parte dei carabinieri del nucleo Radiomobile, che andava avanti diverso tempo. Il venerdì, in un'occasione, uno dei due avrebbe anticipato di parecchie ore l'uscita dal policlinico. Un fine settimana che era iniziato in largo anticipo. Tanto a strisciare il cartellino ci pensava il collega complice. Un malcostume sul posto di lavoro che rischia di costare ai dipendenti dell'ospedale di viale Regina Elena un processo per truffa ai danni dello stato.
Un mese e mezzo fa è stata chiusa un'inchiesta del tutto simile al poliambulatorio di via Lampedusa 23, a Montesacro, una struttura dell'Asl Roma 1.

In questo caso c'era chi andava al bar, chi faceva la spesa, chi si fumava la sigaretta fuori. E chi non si presentava affatto al lavoro anche per giorni, potendo contare su un complice che, al suo posto, avrebbe passato il badge. Nella rete degli inquirenti sono finiti medici, infermieri e impiegati. Dipendenti che avrebbero abbandonato il loro posto di lavoro anche fino a diciassette volte al giorno. Anche solo per qualche minuto, ma ripetutamente: il tempo di un caffè, di una pausa sigaretta, o per la palestra.
Sono queste alcune delle accuse a carico di ventidue tra medici (otto, 4 dei quali dirigenti), infermieri e impiegati amministrativi della struttura sanitaria. La procura ha chiesto, il 30 ottobre scorso, il rinvio a giudizio: Truffa e falso sono i reati contestati dal pubblico ministero Claudia Terracina.
 

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