Alunni no vax, la proposta del Lazio: «Niente scuola fino ai 14 anni»

Alunni no vax, la proposta del Lazio: «Niente scuola fino ai 14 anni»
di Camilla Mozzetti
Lunedì 25 Febbraio 2019, 08:24 - Ultimo agg. 12:20
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Dove non arriva una legge dello Stato perché difficile da rispettare e facile da eludere subentra la Regione nell'interesse primario della salute dei minori. Il caso del piccolo Matteo il nome è di fantasia , il bambino di 8 anni affetto da una leucemia linfoblastica acuta di tipo B, che non può rientrare a scuola perché alcuni suoi compagni non hanno le coperture vaccinali, ha spinto la Regione Lazio ad adottare dei provvedimenti in autonomia come una legge regionale che estende l'obbligatorietà vaccinale fino ai 14 anni. Se il piccolo Matteo frequentasse ancora l'asilo o la scuola d'infanzia, ad esempio, i compagni non vaccinati dovrebbero essere allontanati. Questo prevede la legge: i bambini da 0 a 6 anni non possono entrare in classe se non hanno le coperture vaccinali.

Ma Matteo frequenta le elementari e alle primarie, così come alle medie, per i piccoli non immunizzati al massimo si procede con una sanzione pecuniaria. Ed è qui che si inserisce la Regione Lazio perché altri casi analoghi potrebbero emergere in futuro. La riflessione è chiara: se in un nido tutti gli iscritti, per poter frequentare, devono avere i libretti vaccinali in regola anche nell'interesse primario dei soggetti deboli per non mettere a rischio la loro salute come piccoli affetti ad esempio da tumori perché la stessa precauzione deve saltare alle elementari o alle medie? Un bambino di 8 anni affetto da leucemia non può permettersi di contrarre la varicella allo stesso identico modo (clinicamente parlando) con cui non può farlo un piccolo di 2 anni malato di tumore.

LA PROPOSTA
«Chi non si vaccina spiega l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato non può andare a scuola. Presenteremo già in settimana un disegno di legge regionale per estendere l'obbligatorietà vaccinale anche alle elementari e alle medie, coprendo così tutti gli anni della scuola dell'obbligo». Appare evidente e la vicenda del piccolo Matteo lo dimostra come la legge nazionale sull'obbligatorietà vaccinale abbia creato uno squilibrio. Mentre le malattie non conoscono età, sesso e colpiscono indistintamente. «Nel Lazio i dati sulle vaccinazioni sono molto alti conclude D'Amato il 97% dei bambini in età scolastica è coperto dai vaccini, esiste però una minoranza ma come tale non può prevalere su una maggioranza». Ciò che si punta a garantire è lo stesso trattamento a prescindere dall'età nella salvaguardia del diritto alla salute. La proposta dunque punterebbe ad allargare l'obbligatorietà vaccinale con le relative sanzioni, tra cui l'espulsione o la non ammissione a scuola, fino al compimento della terza media. Attenzione: salvaguardando sempre il principio di autodeterminazione ma stabilendo delle pene certe e univoche per chi decide di contravvenire alle norme.

L'INCONTRO
Intanto oggi nell'istituto di via Bobbio (quartiere San Giovanni-Appio) dov'è iscritto il piccolo Matteo i medici dell'Asl Rm2 incontreranno la direzione, i docenti e le famiglie comprese quelle no-vax per spiegare scientificamente cosa potrebbe accadere ad un organismo immunodepresso se entrasse in contatto con focolai di morbillo, ad esempio, o rosolia e varicella. Per il momento nulla è avvenuto a risoluzione del problema: il piccolo Matteo sarebbe potuto tornare in classe già l'8 febbraio. Terminata la chemioterapia lo scorso 27 dicembre, la patologia è in remissione ma ciò non significa che il piccolo sia guarito dalla leucemia. Lui chiede sempre quando potrà tornare in classe. Mamma e papà gli hanno detto che è meglio non andare a scuola in questo periodo di grande freddo. Forse un giorno gli racconteranno la verità o sarà lui a scoprirla da solo: difendersi dal pregiudizio richiede una forza maggiore di quella necessaria a combattere un tumore.
 

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