Lazio, vaccini dai medici, primo flop: così i nuovi ritardi

Lazio, vaccini dai medici, primo flop: così i nuovi ritardi
di Francesco Pacifico e Flaminia Savelli
Martedì 2 Marzo 2021, 00:05 - Ultimo agg. 02:07
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È partita a scartamento ridotto la somministrazione del vaccino ai 65enni dai medici di base. I quali ieri hanno posto un nuovo problema alla Regione circa il portale (operativo soltanto da sabato scorso) a cui accedere per prenotare sia i pazienti da “immunizzare” sia le fiale necessarie. Si sono infatti lamentati che oltre al codice fiscale degli assistiti, è richiesto anche il nome e cognome: una procedura che reputano pleonastica tanto da chiedere -e ottenere- dalla direzione Sanità della Regione Lazio di cancellare questo passaggio. I medici del litorale ieri sono intanto corsi ai ripari avvisando l’ospedale Grassi del ritardo sul ritiro delle scorte di vaccino. La direzione sanitaria ha perciò rimodulato le consegne dei prossimi giorni. Alcuni medici hanno invece segnalato anche altri problemi tecnici: per esempio le prime righe della schermata illeggibili, oppure il fatto che la data fosse riportata all’americana. Cioè prima l’anno, poi il mese e infine il giorno.

 


Al di là di dove inizino torti e ragioni degli uni o degli altri, la macchina organizzativa ha segnato ulteriori ritardi, mentre l’obiettivo della Regione è quello di effettuare attraverso questo segmento 400mila inoculazioni al mese.

Un target necessario perché secondo l’ultimo bollettino i contagiati nel Lazio sono ancora 1.044 (507 a Roma) e 281 le vittime. 

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Va detto che il Lazio è la prima e unica regione a vaccinare i 65enni da ieri, cioè in una giornata record per il numero di iniezioni (oltre 16mila) e per l’avvio della protezione per malati fragili e oncologici. Ma sul fronte della campagna dai medici di base - complice anche le poche fiale a disposizione - si confermano le criticità segnalate nelle scorse settimane. A Roma dei 2.900 sanitari (su 4.200) che hanno aderito alla campagna, circa 150 hanno ritirato le dosi (di AstraZeneca) e le hanno somministrate. E che è necessario altro tempo per invertire la china, lo conferma anche la Regione, che non a caso dal 4 marzo permetterà direttamente ai pazienti di prenotarsi. «Ci vorranno almeno due settimane - fanno sapere da via Cristoforo Colombo - per andare a pieno regime».


UN NUMERO LIMITATO
Ieri le somministrazioni sono partite soprattutto nel territorio della Asl Roma 1, l’unica che ha inviato direttamente negli studi dei medici più grandi i flaconcini (uno a testa per dottore). Numeri irrisori nella Roma 2 e nella Roma 3. Dal Trullo il dottor Luigi De Lucia racconta: «Con due miei colleghi ho fatto 33 iniezioni. Ne potrei fare tranquillamente il doppio se ci mandassero le fiale, ma non sappiamo quanto ci manderanno le altre». Al Tufello Michele Lepore (Asl Roma 1): «La prima prenotazione l’ho fissata alle 15 per avere il tempo di andare a prendere le dosi». Più in generale, sarebbero stati circa 500 i medici che sono riusciti a prenotare il paziente e avere la conferma delle dosi a disposizione. 


Un numero che dovrà salire nelle prossime ore, visto che l’assessore alla Sanità D’Amato vuole raggiungere «il milione di vaccinazioni complessive al mese». 


Intanto l’Ordine dei medici denuncia il rallentamento nell’immunizzazione dei medici liberi professionisti, in primis i dentisti: sarebbero almeno 8mila quelli non ancora chiamati dalle Asl per l’inoculazione, dopo che la Regione ha consegnato i loro nominativi. Racconta uno di loro: «Sabato e domenica ci siamo presentati al drive in di Fiumicino: gli addetti hanno mandato indietro me e un’altra quarantina di colleghi perché non gli avevano inviato le nostre prenotazioni». 

 

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