Onorato: «C'è un partito trasversale che fa il tifo contro Roma. Alle Regionali uniti su D'Amato senza primarie»

L'assessore e fondatore della lista civica: a sinistra e a destra c'è chi danneggia la città

Onorato: «C'è un partito trasversale che fa il tifo contro Roma. Alle Regionali uniti su D'Amato senza primarie»
Onorato: «C'è un partito trasversale che fa il tifo contro Roma. Alle Regionali uniti su D'Amato senza primarie»
di Andrea Bulleri
Mercoledì 16 Novembre 2022, 06:41
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Assessore Onorato, dall'insediamento di Roberto Gualtieri in Campidoglio è passato un anno. Eppure sono ancora molti i nodi da sciogliere sul governo della città. Non le pare?
«Beh, recuperare in dodici mesi 20 anni d'immobilismo sulla gestione dei rifiuti, tanto per fare un esempio, richiederebbe delle doti di magia più che di buona amministrazione. Eppure il sindaco Gualtieri è riuscito a ottenere poteri speciali dall'esecutivo Draghi e tra meno di un anno si potrebbe porre la prima pietra di un termovalorizzatore pubblico. Direi un miracolo».

Sul termovalorizzatore c'è chi continua a esprimere dubbi.
«Tutti vorremmo la raccolta differenziata al 100%, è il nostro obiettivo. Ma nel frattempo che ci facciamo con l'indifferenziato? Con la Raggi e Marino i rifiuti hanno fatto il giro d'Italia e del mondo su tir, treni e navi per essere termovalorizzati. Obbligando, così, i romani a pagare la Tari più alta d'Italia. Ora Gualtieri vuole rendere Roma autonoma con un impianto di proprietà pubblica ma proprio chi è colpevole di questa situazione gioca al tanto peggio tanto meglio, senza capire che mette a rischio il presente e il futuro della nostra città».

A chi si riferisce, scusi?
«Esiste un partito trasversale dal M5S alla sinistra, una parte della destra e qualcuno del Pd che evidentemente tifano contro Roma».

La città è ripartita, dal suo punto di vista?
«Grazie al lavoro del sindaco, Roma ha recuperato la credibilità internazionale persa.

E la candidatura a Expo 2030 è l'esempio concreto».

Risultati tangibili?
«L'elenco sarebbe lungo. Ma rispetto alle mie deleghe, le posso dire che dovremmo essere orgogliosi che Roma è tornata a essere la capitale dei grandi eventi sportivi e culturali, per esempio. Nel 2022 abbiamo venduto oltre 2 milioni di biglietti nella stagione concertistica, 500mila in più di Milano. Non avveniva da anni. È bastato togliere i no preconcetti della Raggi, valorizzare le straordinarie potenzialità che abbiamo. Sono numeri che generano lavoro e ricchezza nella città. E poi...».

E poi?
«Sul fronte del turismo, dal 1 aprile abbiamo superato i livelli pre-pandemici del 2019. Non è frutto del caso, ma grazie ai tanti eventi che hanno aggiunto nuovi flussi. Lo dice anche il centro studi di Banca d'Italia. Dal ritorno dell'alta moda con Valentino ai mondiali di skate, dagli europei di nuoto, all' Italy major padel, dai grandi concerti alla valorizzazione degli eventi che già avevamo come gli Internazionali di Tennis e la Formula E. E l'anno prossimo con l'arrivo del giro d'Italia, la Ryder Cup e la moda batteremo ogni record».

Passiamo alle Regionali. Alessio D'Amato candidato presidente la convince?
«È stato un ottimo assessore, mi sembra una scelta vincente».

Ma?
«Spero che il Pd del Lazio trovi una sua vera unità interna per sostenere D'Amato al meglio, come successo a Roma con Gualtieri un anno fa. Non vorrei che qualcuno volesse regalare la guida della Regione alla destra».

D'Amato dovrebbe passare dalle primarie, secondo lei?
«Le primarie a 90 giorni dal voto rischiano di essere una risposta più agli equilibri della coalizione che alle esigenze dei cittadini. La gente ci chiede cosa concretamente vogliamo fare, non come giustificare equilibri di potere interni al centrosinistra. Piuttosto servirebbero degli Stati generali che coinvolgano i partiti, le forze civiche e le associazioni che vogliono sostenere D'Amato. Delle primarie delle idee, insomma».

La Lista civica Gualtieri, che lei guida, un anno fa è stata decisiva per eleggere il sindaco. A febbraio che farete?
«Noi siamo concentrati su Roma, ma se serve un aiuto ci siamo. Anche perché si parla poco di imprese, artigiani e commercianti. Sembra che chi ogni mattino alza la saracinesca, tra mille difficoltà, sia invisibile. Si tende a sottovalutare l'importanza del lavoro e di quanto sia fondamentale per la vita dei cittadini. E poi le parole natalità e bambini sono tabù».

Entrerete nel Pd?
«L'apertura che ha fatto il segretario Letta ai non iscritti è molto importante, mi auguro che non si voglia cambiare tutto per non cambiare niente. Ci sono già passato».

In che senso?
«Nel 2008 fui il più giovane degli eletti dem in Campidoglio. Anche io, nel mio piccolo, ho contribuito a fondare il Pd. Ma tirava una brutta aria e se non facevi parte di una corrente non esistevi. Non mi sembra che sia cambiato molto. Nonostante oggi il Pd possa vantare a Roma 18 consiglieri comunali di grande valore, quando hanno fatto le liste delle Politiche neanche uno di loro è stato scelto. L'ascensore sociale è rotto. E se ne sono resi conto, soprattutto, nelle periferie».

È anche per questo che il centrosinistra prende più voti nelle Ztl, piuttosto che fuori dai centri urbani?
«I motivi sono tanti: non avviene solo qui, ma anche a Milano. Per fortuna in tutte le grandi città sono nate liste civiche che riescono a intercettare tante persone che seppur deluse dal Pd continuano a contribuire allo stesso campo».

La convince l'ipotesi Elly Schlein come prossima segretaria?
«Non mi sembra si sia ancora candidata e non ho capito se la sua discesa in campo è davvero libera o se è l'ultima trovata delle correnti per tenere il potere a sua insaputa. Sarebbe uno schema già visto e perdente».

Quali dovrebbero essere le priorità di chi si candida a fare il leader del Pd?
«Ci sono molte emergenze a cui nessuno prova a dare risposta. Le persone non arrivano più a fine mese e non sanno come pagare le bollette. La forbice sociale si allarga e i nuovi poveri sono anche chi un lavoro ce l'ha o chi ha una piccola impresa e deve decidere se pagare l'affitto della propria bottega o fare la spesa. Liberi professionisti che si tolgono dagli ordini professionali perché magari non hanno la fortuna di uno studio avviato dalla famiglia. Con loro chi parla?».

 

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