Roma, i vigili non vedono il senso unico: la battaglia di Wesly per ottenere giustizia

I vigili non vedono il senso unico sulla Pontina: la battaglia di Wesly per ottenere giustizia
I vigili non vedono il senso unico sulla Pontina: la battaglia di Wesly per ottenere giustizia
di Pietro Piovani
Domenica 10 Aprile 2022, 23:29
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Un automobilista percorre una via a senso unico, una strada che si immette nella Pontina, all'altezza di Pomezia. Un altro automobilista arriva contromano. Si scontrano, per fortuna senza farsi troppo male. Nel verbale dei vigili però il senso unico si trasforma misteriosamente in un doppio senso, e l’automobilista che viaggiava nella direzione giusta, ma sulla corsia di sinistra, diventa quello che andava contromano. Il poveretto è uno srilankese di 74 anni che - pur vivendo qui da tanti anni - parla bene l'inglese più che l’italiano, e dunque non era in grado di spiegarsi e di difendersi, mentre l’altro (quello che aveva torto) è un cittadino del posto, ma dobbiamo presumere che questo non abbia influito sull'errore dei vigili. Sta di fatto che l’uomo, senza aver commesso nulla di male, si è ritrovato con una multa per guida in senso vietato, la macchina sfasciata e nessun risarcimento, anzi la sua assicurazione ha dovuto risarcire i danni altrui. Ed è qui che entra in scena il figlio Wesly, che vive in Italia dall’età di 6 anni, fa il tassista a Roma ed è romano a tutti gli effetti. Per Wesly far riconoscere le ragioni del padre è diventato un punto d’onore. Si è districato nel ginepraio della burocrazia che non riusciva a stabilire se la via fosse di competenza del Comune di Pomezia, della Città metropolitana o dell'Anas; ha ottenuto dall’Anas la certificazione che quel tratto stradale è a senso unico; ha presentato istanza al Comune (respinta), ha fatto ricorso al prefetto (respinto), quindi si è rivolto al giudice di pace che finalmente, dopo quasi due anni, gli ha dato ragione. Ora gli resta l’ultima battaglia, per ottenere i danni dall’assicurazione. «È innanzitutto - dice - una questione di giustizia».

pietro.piovani@ilmessaggero.it

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