L'inabilità va rispettata ma servono altri giardinieri

di Paolo Graldi
Giovedì 26 Settembre 2019, 09:12
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La storia sembra inventata ed è invece tutta di pura marca capitolina. Essa narra del bando di reclutamento di trentotto giardinieri da destinare alla Unità Emergenze: uno su tre si è presentato al lavoro col certificato di inabilità, dal 50 al 60 per cento. Tutto fuorché utilizzabili per le mansioni immaginate. Un errore commesso per la fretta di disporre di manodopera fresca ma anche per pura sciatteria burocratica: anziché indire un concorso per operai specializzati, per la ricerca di giardinieri appunto, si è optato per un bando di reclutamento per operai generici.

Il risultato è che quasi la metà degli assunti non è in grado di accorrere dove gli alberi sono crollati, i rami sono pericolanti, o dove serve poter lavorare su gru manovrando pesanti motoseghe. Indietro, altro paradosso delle nostre burocrazie, non si può tornare: sono assunti e il posto è assicurato. E tuttavia potrebbero essere impiegati, all'interno della stessa amministrazione, in mansioni adeguate. Con ciò rispettando uno status esente da colpa: l'inabilità ha i suoi diritti e rispettarli è obbligatorio. Un'altra selezione colmerebbe il vuoto in organico di giardinieri a impiego pieno. Un gesto che il sindaco Virginia Raggi potrebbe compiere facilmente e che è auspicabile. Si è passati da mille a trecento giardinieri in pochi anni: ecco l'esercito che cura il verde di Roma. Adesso avete capito perché ormai cadono prima gli alberi delle pigne appese ai loro rami?

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