Un luogo comune ricorrente, una favola inventata quella sulla camorra che non uccide i bambini. Parlano chiaro i dati raccolti dalla fondazione Polis: 24 bambini uccisi nel corso di agguati, o perché erano con familiari diventati bersagli dei killer, o perché sono stati colpiti da proiettili vaganti. Un dato tremendo, che va aggiunto a 12 adolescenti, tra i 13 e 18 anni, anche uccisi da agguati camorristici. Fanno un totale di 36 vittime minorenni. E Polis ha chiamato questa tremenda rassegna “la strage degli innocenti”. Tanto per smentire la favola della camorra che non tocca i bambini.
Simonetta e Fabio
Di chiamava Simonetta Lamberti, la figlia del magistrato Alfonso allora in servizio a Sala Consilina. Aveva solo undici anni, quel maggio del 1982 Era proprio il magistrato il bersaglio dei killer della camorra in un tremendo, su cui ha tenuto viva la memoria la mamma Angela Procaccini e la sorella della piccola Simonetta. Proprio Angela Procaccini ha sempre raccontato: “Quel giorno mio marito voleva portare al mare il mio primo figlio Francesco, che però non volle andarci. Al suo posto, andò Simonetta che io incoraggiai ad accompagnare il padre. Uscirono alle due, un'ora dopo arrivarono i poliziotti per dirmi che era ferita. Con una amica corremmo in ospedale, ma nel mio cuore sapevo che non c'era niente da fare”. L’auto del magistrato con la figlia si dirigeva da Cava dei Tirreni a Vietri sul mare. Controversa e non ancora accertata la verità giudiziaria sull’agguato. Alla piccola Simonetta Lamberti è intitolato lo stadio di Cava dei Tirreni.
Anche Fabio De Pandi aveva undici anni in quel luglio del 1991. Fu colpito durante un conflitto a fuoco tra i clan Puccinelli e Perrella nell’area del rione Traiano. Il piccolo riuscì a dire al padre, poco prima di morire, solo di sentire un forte bruciore in petto. Dal braccio, il proiettile aveva perforato il torace. Una vittima innocente, di chi non andava tanto per il sottile a sparare in pieno giorno e in strade frequentate da passanti estranei completamente ai clan. Come il piccolo Fabio. Vennero tutti arrestati i responsabili, erano affiliati al clan Puccinelli.
Luigi
Luigi Cangiano, che tutti chiamavano Gigi, aveva invece dieci anni quando venne ucciso al rione Siberia dietro corso Malta nel quartiere di Poggioreale. Era il dicembre del 1983, Gigi era l’ultimo di dieci figli. Stava giocando con degli amici quando iniziò un conflitto a fuoco tra agenti di polizia della squadra narcotici e un gruppo di spacciatori. Quando il fuoco terminò, Gigi era a terra morto. La sua storia viene ricordata in un cartello del quartiere: “Gigi era un bambino esile e dimostrava meno anni di quelli che aveva. Non andava più a scuola, dopo due bocciature in terza elementare. Aiutava la mamma, che faceva la venditrice ambulante, per mantenere la famiglia”. Poco tempo prima di essere ucciso da un proiettile vagante, Gigi si era riavvicinato alla scuola attraverso la Comunità di Sant’Egidio, che aveva avviato un doposcuola nel quartiere.
Il neonato
La sera del 19 maggio del 1990 al Cardarelli venne portato il piccolo Nunzio Pandolfi.
Tanti bambini, tante storie di innocenti. Come Ciro Zirpoli, 16 anni, ucciso nel 1997 da due killer che gli spararono su una moto a Ercolano. La sua colpa era di essere figlio di Leonardo Zirpoli diventato collaboratore di giustizia sul can Ascione. Una vendetta trasversale. Spietati gli uomini del clan che, non contenti, vandalizzarono anche la tomba del ragazzino.
Un elenco pietoso e triste, con tanti nomi ancora: Gioacchino Costanzo, Annalisa Durante, Valentina Terracciano, Carmela Pannone, Andrea Esposito. Erano dei bambini anche tre vittime della bomba sul rapido 904 Napoli-Milano: Federica Taglialatela, Anna e Giovanni De Simone. Il loro ricordo viene mantenuto vivo dalla fondazione Polis. La camorra non si ferma dinanzi ai bambini. Se hanno un mandato di morte, i killer sparano. E uccidono i piccoli.
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