Il centro storico con i decumani e le sue pizzerie, une delle aree a Napoli più affollate di turisti, con decine e decine ormai di attività di B&b, ristorazione e bar, è anche conosciuta zona di appetiti criminali. Da Forcella e nelle piccole strade confinanti dal 2010 si sono estese le attività di piccoli gruppi, anche di giovanissimi, che hanno approfittato dello smembramento del clan storico dei Giuliano provocato dalla collaborazione di tutti i fratelli alla guida della famiglia camorristica egemone nel quartiere dall’immediato dopoguerra.
La gang
Più gang metropolitane che clan di camorra strutturati, più violenza e intimidazione su ristrette zone di territorio che controllo, anche pseudoculturale, sui residenti come avevano esercitato i Giuliano, i gruppi criminali degli ultimi anni si sono costituiti e disgregati con estrema rapidità in veloce successione. I Sibillo, i Brunetti, i Buonerba, gli Amirante, e dietro loro i più giovani, senza riferimento, successori delle famiglie Giuliano e Mazzarella hanno messo le mani sugli spazi illegali lasciati liberi a partire dal 2010. Erano le “paranze dei bambini”, termine giornalistico ripreso da un’intercettazione telefonica, che, come sempre accade per la camorra napoletana, hanno poi ispirato film, docu-film, libri. Forcellani, mazzarellani, sistema forcellese sono stati altri neologismi partoriti da questi gruppi nelle loro intercettazioni telefoniche. Il quartiere-Stato del centro storico, che aveva subito l’egemonia dei Giuliano, fu terra di conquista dei giovani successori di quel clan, più violenti e privi di strategie criminali. La geografia dei gruppi la ricostruì il collaboratore di giustizia Francesco Mazzarella, nipote del capoclan Vincenzo: «I Brunetti erano a San Giovanni a Carbonara, i Giuliano a Forcella, i Sibillo a San Gaetano, Sasà Amirante nella Maddalena con i Brunetti.
Le torte dei guadagni
La parte più contesa dei guadagni era legata alle venti zone di spaccio tra piazza Bellini e la Maddalena. Vi si vendeva cocaina, ma anche cobret e “fumo”. Furono calcolati guadagni totali mensili oscillanti tra 700mila e 750mila euro. In una settimana, a Forcella ci fu, come confermò il pentito Atid Yassir, chi riuscì a ricavare dallo spaccio un guadagno di 1900 euro. Dalla droga al pizzo. Nessuno veniva escluso, neanche i parcheggiatori abusivi che, in piazza Calenda, versavano 50 euro al giorno ai gruppi camorristici sul denaro chiesto agli automobilisti tra l’area davanti il teatro Trianon, l’ospedale Ascalesi e l’Annunziata. Proprio sul pizzo preso dai parcheggiatori, esploseci un primo contrasto tra mazzarellani e forcellesi. Lo spiegò il pentito Salvatore Russomagno: «Manuel Brunetti, già affiliato ai Mazzarella, si prese 5000 euro e due pistole senza dividere i guadagni con gli stessi Mazzarella. I Sibillo inviarono il padre a Forcella, per riunire i gestori delle piazze di spaccio e definire l’alleanza con i Rinaldi. Fu una dichiarazione di guerra».
Pizzo sulle bancarelle alla Maddalena, interessi divisi con i grossisti della filiera del falso dove l’anello ultimo sono gli extracomunitari che vendono borse imitate, custodie di smartphone e altri oggetti realizzati nelle piccole fabbriche dell’hinterland a nord di Napoli, sono le altre fonti di guadagno di questi gruppi. Poi, naturalmente, le richieste estorsive alle pizzerie nei decumani. Dal 2012 al 2014, la pizzeria Dal Presidente ha versato “al sistema” tre rate da 15mila euro nelle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto. Nel Natale del 2013, la pizzeria dei Decumani ha pagato 2500 euro in due rate. Ma non sfuggiva la cosiddetta “economia del vizio”. Circoli e bar con slot machine e videopoker dovevano versare almeno 90 euro al giorno, così come le prostitute che, per stare tranquille, erano costrette a pagare. Raccontò ancora il pentito Atid Yassir: «A vico Pace a Forcella, vico Santa Maria Agnone, vico Sant’Oronzo Costa, ogni prostituta pagava 25-30 euro e io prelevavo nel 2013, per conto dei Giuliano, da loro circa 500 euro a settimana».
In via dei Tribunali, una fabbrica di borse che realizzava prodotti con marchio contraffatto ha versato a Natale 2013 un pizzo di 1.500 euro ai Giuliano. C’erano gli appetiti su queste torte di guadagni illegali dietro i tre morti e cinque feriti nella guerra che esplose in quel periodo, cui si aggiunsero nel 2015 tre morti ammazzati che, nelle logiche dei gruppi, non c’entravano. Fu, tra il 2012 e il 2015 la piccola, ma violenta, «guerriglia urbana tra paranza dei bimbi e paranza dei ribelli» come scrissero gli inquirenti.
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