Nel best seller Come trattare gli altri e farseli amici uscito negli anni 30, la regola è: vuoi migliorare una situazione, la tua reputazione e la considerazione che le persone hanno di te? Bene, basta con le critiche. L'essere umano reagisce meglio ai complimenti che ai rimproveri, bisogna quindi sforzarsi di apprezzare quel che funziona, per quanto infinitesimale. Ma che succede quando questo metodo è applicato a una città intera?
A Napoli, l'esercizio di guardare il lato positivo non è nuovo, ed è ormai più fisico che mentale. Esempio: il trasporto pubblico.
L'improduttività della critica si fa sentire anche durante la più classica delle passeggiate: ogni napoletano sa, in cuor suo, che troverà la strada peggio di come la ricordava, ma a chi dirlo, nella speranza di cosa? E mentre noi restiamo zitti, un po' convinti di far torto a noi stessi e alla nostra città, un po' rassegnati, Napoli maltenuta, malcurata, ormai sagra di cibo a buon mercato, ha cominciato a lamentarsi da sola. Le parole sono pietre, scriveva Carlo Levi, ma le pietre in questa città stanno diventando parole, tratti di via che gridano vergogna e vendetta da soli, senza bisogno che chi passa dica a.