L'ultimo giorno dell'anno è il migliore, l'unico in cui anche chi è abituato a pensare con tristezza alla fine di qualcosa, si scorda il passato come nella canzone napoletana e guarda con speranza ai nuovi inizi. Ci sono gli irriducibili dei buoni propositi, quelli che con il nuovo anno cominceranno, smetteranno, torneranno, e finalmente riusciranno. A Napoli li potremmo chiamare persone scudetto poiché, sulla carta, le premesse sono ottime da almeno dieci anni. Ci sono, poi, i citazionisti delle Operette morali di Leopardi: alla fiducia nel futuro loro contrappongono quel leggero e filosofico cinismo che sta sempre bene, tipo spruzzatina di limone sulla frittura, finendo però col risultare simpatici quanto il calendario offerto dalla farmacia: fa comodo, ma non pare esattamente di buon augurio.
Infine, una versione partenopea del neologismo FOMO che starebbe per l'espressione inglese fear of missing out, paura di perdersi qualcosa; a Napoli, abbiamo i FAME, ovvero facimm' ammuina ma esageratamente, vera e propria sindrome che colpisce coloro che sentono forte la necessità di dare fisicamente fuoco a un centinaio di euro allo scopo di produrre luci, scoppi e botti. Ma il pensiero, infine, va a chi in questo giorno di festa, per un motivo o l'altro, non potrà salutare a dovere la fine di un anno e l'inizio di un altro: verrà per loro un 32 dicembre come da insegnamenti di Luciano De Crescenzo, e quindi auguri, auguri a tutti.
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