Napoli sott'acqua, il disagio diventa poesia

Napoli sott'acqua, il disagio diventa poesia
di Raffaella R. Ferré
Sabato 1 Ottobre 2022, 15:00
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Poiché ogni volta che viene nella città del sole, la trova fradicia di pioggia, una mia amica s'è convinta che Napoli la odi. Non sono mai riuscita a replicare per bene, non le ho mai detto che se è vero che questa città ha un animo capace di simpatie e antipatie, allora nei suoi riguardi nutre un certo rispetto. Napoli con la pioggia è estremamente più sincera di Napoli col sole. Nel nubifragio che stacca impalcature dai palazzi, percorrendo strade fatte a lastre che diventano viscide, si impara cosa significa vivere qui, piuttosto che passarci rapidamente. Puoi capire: la leggera e costante percezione di rischio; da quanto tempo non si puliscono le caditoie; quali sono i quartieri in cui l'amministrazione pubblica ha ancora un suo agire; cosa resta fuori dalla mappa della manutenzione e del controllo; l'importanza di metro e funicolari mentre il traffico impazzisce; la sensazione di salvezza una volta al chiuso.

E, nella città precipitata di blu-indaco, l'ispirazione artistica. I romanzi, Malacqua di Nicola Pugliese su tutti.

Le canzoni, Quanno Chiove di Pino Daniele, ma anche, sul post tempesta, 'O sole mio. I dipinti di Carlo Brancaccio e Attilio Pratella. Gli acquazzoni da film, da Scusate il ritardo di Troisi a L'amore molesto di Martone. Scriveva Calvino: la fantasia è un posto dove ci piove dentro; Napoli ne è nfosa: chi la ama deve passare non la prova del fuoco, ma quella dell'acqua. 

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