La prima settimana di settembre a Napoli è risveglio, scantonamento, ultime occasioni di festa. La città ti salta incontro non ancora imbastardita dal gran traffico, più che fine estate sembra inizio, più che abitanti, a popolarla sono sognatori. C'è chi è stato al mare e pianifica di tornarci ancora, nelle vicinanze, almeno un giorno, un'ultima volta, finché si può, finché il tempo regge, finché non dovrò correre dietro a tutto e lasciare indietro me stesso. C'è il napoletano tornato dalle ferie all'estero che ha ancora negli occhi il brillio di qualche capitale europea, allora socchiude appena appena le palpebre e si figura Napoli come sarebbe, come potrebbe essere, se solo se. Puzzle di desideri: l'accesso al mare di Barcellona. Il verde e i trasporti pubblici di Berlino. La possibilità di visitare facilmente i dintorni e rientrare in giornata, come a Dublino. Ma anche il cittadino che non si è mai mosso fantastica: poiché ha apprezzato moltissimo il movimento altrui, sogna una città svuotata ancora per qualche giorno di una buona metà, una Napoli in cui stare più comodo, libero di salire a bordo di un autobus, funicolare e metropolitana senza trovarlo già stracarico, libero di passeggiare, di parcheggiare, di dormire.
Stanno già tutti per svegliarsi, stanno già tutti per tornare a casa, a lavoro, alla vita di sempre. Stanno già tutti per dimenticare com'era esser rilassati, lontani e almeno un po' felici.