Nella città smascherata, torno a captare pezzi di discorsi, frasi come il notiziario di una radio, la trasmissione un po' disturbata. Sull'autobus zeppo un giorno che i tassisti sono in agitazione, l'argomento principe sono due sconosciuti, fratello e sorella, tornati in città per la prima volta dal 2020 pandemico. Ragione ufficiale: far visita all'anziano padre. In realtà, lamenta a telefono una terza donna, l'unica presente, i due hanno detto appena ciao papà e, posate le valigie, se ne sono scesi giù Napoli a fare i turisti. Pure lei, imparentata - è forse la sorella più grande, la nipote, la nuora - gradirebbe un po' di vacanza. A Napoli vengono tutti in ferie e io che ci vivo non ho pace!, grida.
La sua voce copre le altre, e la faccia scoperta - una faccia verde, direbbe Eduardo - si stringe come un pugno intorno ad altre mezze parole, framezzi di bestemmie. Dall'altro capo c'è chi tenta di calmarla. Immagino le dica cose che le direi io e cioè che la pena è di chi se la prende e anche Napoli e, più che travestirci da momentanei visitatori, faremmo bene a rivendicarne la permanenza anche quando le vacanze finiscono. E poi, mi chiedo, perché blandire? La signora che di questa città ha avuto il buono e o malamente come dalla vita, su questo autobus che arranca nel traffico di lamiere strombazzanti, mi pare l'unica a poterne dire con contezza e sincerità.