Inseguendo Palazzo Chigi

Inseguendo Palazzo Chigi
di Federico Monga
Martedì 24 Aprile 2018, 07:00
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Ora che è spuntato Fico, Di Maio, pur di sedere a palazzo Chigi, sarebbe disposto a: 1) togliersi la cravatta e indossare le camicie guevariane alla Di Battista; 2) intitolare la piazza principale di Pomigliano a Oscar Mammì, santo protettore delle tv berlusconiane; 3) far cambiare nome alla piattaforma Rousseau, paladino dell'egualitarismo, e intitolarla alla scuola di Chicago, tempio del turboliberismo; 4) chiedere una revisione (più sfavorevole) del tasso di cambio tra l'euro e la vecchia liretta; 5) sedersi al tavolo del ristorante Bolognese, buen retiro culinario dell'establishment romano, con il Cavaliere e babbo Renzi.

Salvini, pur di far ingoiare Berlusconi a Di Maio e andare a Palazzo Chigi, sarebbe disposto a: 1) buttare via tutte le felpe di color verde e mettersi intorno al collo il set di cravatte rosa dismesse da Di Maio; 2) indossare la maglia del Napoli e cantare a squarcia gola Tammurriata nera, inno del rivendicazionismo meridionale, in un tour dalla piazza meneghina di San Babila alla curva B del San Paolo; 3) andare e tornare dalla Libia a Lampedusa in barcone con la Merkel, Juncker e Draghi; 4) ribattezzare la «flat tax» «fat tax», con tanto dieta iperproteica alle aliquote; 5) mettersi in società con Elsa Fornero per lanciare un fondo pensionistico. Ma in politica i forni sono sempre aperti.

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