La luce oltre le grotte: angeli e demoni a via Chiatamone

La luce oltre le grotte: angeli e demoni a via Chiatamone
di Vittorio Del Tufo
Domenica 13 Dicembre 2020, 18:00
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«Vieni, o Bellezza, dal profondo cielo
o sbuchi dall'abisso? Infernale e divino
versa insieme, confusi, la carità e il delitto
il tuo sguardo: assomigli, in questo, al vino»
(Charles Baudelaire, I fiori del male, Spleen e ideale)


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L'inferno e il paradiso nella stessa strada, due città in un fazzoletto di metri. Da una parte i riti orgiastici nelle grotte platamoniche, gli oscuri sabba dedicati a Priapo, i culti e i rituali esoterici e dionisiaci nelle grotte scavate nel tufo di monte Echia. Dall'altra i padri crociferi di via Chiatamone, religiosi votati all'assistenza agli infermi e agli appestati, fondatori della chiesa seicentesca delle Crocelle, in quella stessa strada bagnata dal mare e da misteriose leggende. Un doppio passato, tra luci e ombre, che fa di via Chiatamone - dal greco platamon, rupe scavata da grotte - un simbolo della città pagana e della città cristiana, mitriaca e timorata di Dio, sfrontata e misericordiosa, santa e puttana, in una singolare promiscuità tra popolani, aristocratici e viaggiatori stranieri: l'inferno e il paradiso a braccetto, due anime in una sola strada, ai piedi del monte dove tutto nacque.


Nelle grotte del Chiatamone, dove sbucano i retrobottega dei negozi, i licenziosi riti dedicati a Priapo - figlio di Dioniso e Afrodite, simbolo di lussuria, cacciato dall'Olimpo perché tentò, ubriaco, di abusare di Estia - proseguirono ben oltre l'avvento del Cristianesimo; di certo andarono avanti fino alla metà del 500, quando don Pedro de Toledo, l'uomo di Carlo V, pose fine allo «scandalo delle orge» facendo murare le gallerie ai piedi del Monte Echia. Di quei riti è rimasta traccia nella memoria collettiva, ancestrale della città. Sabba propiziatori e «orge rituali», non dissimili a quelle descritte da Petronio nel Satyricon, si svolgevano anche nella Crypta Neapolitana. La stessa chiesa di Santa Maria di Piedigrotta fu costruita sui resti del sacello di Priapo; le danze, i canti e i baccanali intorno al simulacro del dio anticiparono la successiva festa di Piedigrotta.


Quello che accadde dopo è difficile da ricostruire con esattezza. Di certo tracce di culti e rituali esoterici furono scoperte in molte grandi cavità scavate nel tufo; a poca distanza da via Chiaia e da piazza dei Martiri, nella enorme grotta di via Santa Maria a Cappella Vecchia, è stata ipotizzata - dopo il ritrovamento di un'immagine di Mithra - la presenza di un altro tempio dedicato al culto del dio Sole indo-iranico.


Tutt'altra storia quella dei padri crociferi, fondatori della chiesa di Santa Maria della Concenzione, più conosciuta come chiesa delle Crocelle e oggi aperta solo la domenica e in occasione di eventi culturali. Mentre tra i cittadini era ancora vivo il ricordo delle scandalose grotte, una nobildonna napoletana donava a un gruppo di frati napoletani - appartenenti all'ordine dei Ministri degli Infermi - un suolo, in via Chiatamone, sul quale gli stessi religiosi costruirono una piccola cappella, poi ampliata, tra il 1617 e il 1627, grazie ad altri lasciti della benefattrice. Nasceva così la chiesa della Concezione al Chiatamone, ancora oggi comunemente indicata come «Le Crocelle».


Ma chi erano i Ministri degli Infermi? L'ordine era stato fondato da Camillo de Lellis, un religioso originario dell'Abruzzo. Camillo venne nominato maestro di casa dell'ospedale San Giacomo degli Incurabili a Roma, con l'incarico di amministrare l'ospedale e dirigerne il personale. Il 15 agosto 1582, osservando gli infermieri al lavoro, decise di istituire una compagnia di uomini «pii e da bene» che lavorassero al servizio dei pazienti non per la retribuzione, ma per misericordia. Così i padri «camilliani» presero a chiamarsi Ministri degli Infermi. Nel 1586 ottennero da papa Sisto V, con un breve, l'autorizzazione a vivere in comune, osservando le regole di povertà, obbedienza e castità, e impegnandosi ad assistere gli infermi, «ancorché appestati, anche con pericolo di vita». Da quel momento l'ordine si diffuse in tutte le principali città.


I membri della congregazione indossavano sul petto della loro tunica una croce di panno rosso, che divenne l'elemento distintivo dei Ministri degli Infermi. La chiesa dell'Immacolata Concezione di via Chiatamone, dove i ministri napoletani avevano stabilito la loro sede, cominciò a chiamarsi chiesa delle Crocelle, e Crociferi i loro fondatori.

Nel transetto della chiesa, un'opera realizzata dal pittore Paolo De Matteis raffigura San Camillo de Lellis con la tunica nera e la croce rossa sul petto.


I Ministri degli Infermi crebbero rapidamente di numero e la loro fama superò i confini degli Stati della Chiesa; nel 1588 il viceré di Napoli li chiamò ad assistere i soldati spagnoli malati di tifo petecchiale posti in quarantena a Pozzuoli. A Napoli i padri Crociferi possono essere considerati dei veri e propri operatori socio-sanitari ante litteram. La loro presenza è accertata anche presso gli ospedali che sorgevano nel bastione degli Incurabili, nella chiesa dedicata a Sant'Aspreno e al borgo dei Crociferi, ai Vergini.


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Paolo De Matteis era cresciuto nella bottega di Luca Giordano. Pittore che guardava all'Europa, riuscì a guadagnare un enorme prestigio presso le più importanti corti straniere; così moltre sue opere si trovano sparse tra l'Austria, la Spagna e l'Inghilterra e quasi in ogni angolo d'Italia, dalla Liguria alla Sicilia (anche se concentrate soprattutto al Sud, in particolare Campania e Puglia), oltre che in numerosi musei di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti. Una produzione sterminata, la sua: basti pensare agli affreschi della certosa di San Martino (come la volta della farmacia), alle chiese di San Ferdinando, del Gesù Nuovo (dove affrescò anche la cupola, poi crollata nel 1778), di Santa Caterina a Formiello (qui i dipinti della cupola sopravvivono per quanto danneggiati dal tempo), di San Pietro a Maiella, di San Paolo Maggiore e della congrega dei Bianchi della Giustizia, oltre alle tantissime tele conservate in buona parte delle chiese della città: San Nicola alla Carità, San Gregorio Armeno, Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone, Monteoliveto, la Nunziatella. Per la chiesa di via Chiatamone, dov'era di casa, De Matteis dipinse numerose tele tra cui l'Immacolata Concezione dietro l'altare maggiore, guadagnandosi la stima dei padri Crociferi che gli concessero uno spazio per la propria sepoltura, a sinistra del transetto. Grazie a questo straordinario pittore, la chiesa di via Chiatamone è una piccola, deliziosa pinacoteca.


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Nel periodo francese il convento fu soppresso. La chiesa, provvisoriamente chiusa, fu rimessa in funzione nel 1821. Nella seconda metà del Settecento la zona del Chiatamone divenne sede di alberghi frequentati da famosi viaggiatori, tra questi l'albergo delle Crocelle situato negli edifici ai civici 26 e 27, ceduti all'epoca in affitto dagli stessi frati. Al civico 23, invece, sorgeva l'ex convento dei frati.


Nel 1770, in occasione della sua terza e ultima visita a Napoli, all'albergo «Crocelle» di via Chiatamone alloggiò Giacomo Casanova, l'avventuriero veneziano vissuto nel Settecento e noto per aver sedotto, stando alle sue memorie, migliaia di donne. «Mi stabilii alle Crocelle», raccontò Casanova nelle sue memorie, «perché, venendovi ad alloggiare tutti gli stranieri ricchi, potevo con facilità fare amicizia con chiunque, e procurare loro il piacere di andare a perdere il proprio denaro dalla bella Goudar». La bella Goudar era Sara Goudar, amante di re Ferdinando e animatrice della più famosa bisca di Napoli (fino a quando le legittima consorte del sovrano, Maria Carolina, non scoprì sia la tresca che la bisca, costringendo la bella Goudar a sloggiare da Napoli). Le Crocelle sorgevano a due passi dal famoso Casino del Chiatamone, proprietà del principe di Francavilla Michele Imperiali, famoso per loro sfarzo dei suoi ricevimenti.
Oggi è difficile scorgere in via Chiatamone le tracce di questo leggendario passato, di queste antiche memorie. Ma se c'è un luogo dove si respira ancora l'atmosfera di un tempo questo luogo è proprio la chiesa delle Crocelle, con i suoi meravigliosi dipinti e le note che risuonano nella navata. Due giorni alla settimana, da oltre trent'anni, qui effettuano le prove i Cantori di Posillipo e da sei anni, in collaborazione con l'associazione Golfo Mistico, la chiesa offre un ricco programma di musica classica che riprenderà dal vivo (ora è in streaming) la prossima primavera. Covid permettendo.

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