Agnano, amarcord
di un luogo felice:
la Storia e lo scempio

Agnano, amarcord di un luogo felice: la Storia e lo scempio
di Vittorio Del Tufo
Domenica 13 Giugno 2021, 20:00
6 Minuti di Lettura

«Sotto il cielo più limpido, il suolo più infido»

(Johann Wolfgang von Goethe).

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C'è stato un tempo, verso la fine dell'Ottocento, in cui per l'area flegrea si aveva davvero il coraggio di pensare in grande. Era l'epoca d'oro dei sognatori, degli architetti e degli ingegneri visionari. Prima che il piano industriale per Bagnoli portasse alla costruzione del polo siderurgico dell'Ilva sulla spiaggia di Coroglio, le menti più illuminate della città immaginavano per l'area occidentale di Napoli un destino turistico e termale. Lo stesso che oggi, trent'anni dopo la dismissione della cittadella siderurgica, ancora arranca, facendo fatica a prendere forma.

Lamont Young, l'uomo che costruiva castelli, immaginò che Bagnoli potesse diventare la Venezia del Golfo, una cittadella con canali artificiali, laghi, stazioni termali e alberghi di lusso. Il motore economico della città costiera: un sogno infranto. Più o meno negli stessi anni, il medico ungherese Giuseppe Schneer, e la sua consorte, la baronessa Von Stein Nordein, rimasero senza fiato dinanzi all'immensa piana di Agnano - da poco bonificata grazie al prosciugamento del pestilenziale lago - e alle sue enormi potenzialità di sviluppo economico. Fu Schneer ad avviare la stagione del moderno termalismo, nella stessa zona della Grotta del Cane, che tanto aveva affascinato i viaggiatori del Grand Tour.

Schneer, impressionato dai racconto delle antiche terme romane, credeva a tal punto agli effetti terapeutici delle acque e dei fanghi da non esitare a chiedere ai più rinomati clinici europei di inviare ad Agnano i loro pazienti, per curarli gratuitamente. In poco tempo raccolse una tale quantità di dati da sentirsi legittimato a presentare, per il bacino di Agnano, il progetto per una grande stazione termale e climatica estiva ed invernale. Era l'alba del nuovo secolo. A dispetto dell'entusiasmo dell'opinione pubblica e dello stesso re Vittorio Emanuele III, il progetto incontrò mille difficoltà: la società che avrebbe dovuto realizzare le idee del medico ungherese non mai vide la luce e il testardo Schreer dovette accontentarsi di un piccolo stabilimento in muratura per la cura degli infermi con le acque termali. Su quel mattone prese forma il primo grande progetto per realizzare nella conca di Agnano un moderno stabilimento termale, ispirato all'antica sapienza dei greci e dei romani.

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Quel progetto portava la firma di tre ambiziosi imprenditori edili, Ricciardi, Borrelli e Mannajuolo, e di un giovane promettente architetto, il piacentino Giulio Ulisse Arata, che allora aveva solo ventisei anni. Cuore del complesso era il sudatoio di Agnano o Stufe di San Gennaro, ovvero un sistema di grotte artificiali in grado di sfruttare ininterrottamente le straordinarie emissioni gassose che fuoriuscivano dal suolo e dai fianchi della collina ai margini dell'antico lago.

A questa talentosa compagnia di giro, e ai loro cospicui capitali, si deve la nascita della prima Società Terme di Agnano. Anche Schneer si aggregò al gruppo di architetti-imprenditori: i suoi sogni più arditi stavano diventando realtà. L'edificio delle Stufe di San Germano subì un maquillage neoclassico con la realizzazione di un pronao a colonne doriche sulla facciata; inoltre si realizzarono le condotte idriche ed i primi serbatoi in muratura, mentre il numero dei curandi cominciava a crescere.

I pionieri delle moderne Terme, a cui non mancava di certo l'ingegno, giocarono molto con le suggestioni delle antiche leggende. La più deliziosa è quella secondo la quale il Vescovo di Capua Germano (VI sec. d.C.), da cui discende il nome delle stufe, recatosi nel sudatorio per curarsi un'infezione cutanea, incontrò l'ombra del Diacono Pascasio morto un secolo prima e condannato in Purgatorio tra quei vapori caldi per avere preso posizione, quand'era in vita, per l'Antipapa Lorenzo contro Simmaco; Germano, impietositosi dalle sofferenze di Pascasio, si raccolse in preghiera riuscendo miracolosamente ad ottenerne la liberazione, associando in questo modo, nell'immaginario popolare, la purificazione dello spirito alla purificazione del corpo prodotta dal sudatorio.

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I nuovi stabilimenti termali vennero inaugurati il 1 luglio 1911, ma i lavori andarono avanti fino alla metà degli anni Venti.

Per Agnano furono gli anni della Belle Époque. Dopo i primi interventi di ampliamento del complesso termale, la Società Terme di Agnano era proprietaria dell'intera area dell'ex lago, avendo avuto anche la concessione mineraria per sfruttare le sorgenti di acque termominerali della zona di Pisciarelli, in cui sorgevano le antiche terme di Pisciarelli, già note nel testo di Pietro da Eboli del XII secolo. Le intenzioni delle Terme erano di espandersi ulteriormente, sino all'area in cui sorgerà il collegio Ciano, poi sede della Nato.

Negli anni Trenta una grossa fetta dei terreni delle Terme fu espropriata per realizzare le strutture a supporto dell'impianto dell'Ippodromo ed in particolare una nuova viabilità, che riprendeva il tracciato della vecchia via romana. Per poter garantire la comunicazione tra le due parti del Monte Spina su cui sorgevano sia l'albergo delle Terme sia edifici a carattere residenziale, fu realizzato un ponte, che attraversava via Beccadelli all'altezza del moderno hotel San Germano. Gli interventi degli anni Trenta avevano progressivamente iniziato a modificare l'immagine della conca, sostanzialmente occupata da poche strutture con destinazione agricola, ad eccezione del versante meridionale su cui sorgeva l'impianto termale.

Durante la Seconda guerra mondiale l'area delle Terme su requisita per far spazio ai padiglioni militari. Nel settembre del 43 i soldati nazisti, in ritirata, entrarono nell'area termale con i carri armati occupandone i viali; frugando tra i reparti portarono via tutto quello che poteva essere utile, rovistarono negli uffici amministrativi, diedero fuoco ai documenti. E fecero saltare in aria il ponte di collegamento tra i due versanti del monte Spina, separando definitivamente le proprietà delle terme ai due lati di via Beccadelli e segnandone il destino. Il lato a ridosso del complesso termale rimase più a lungo tra le proprietà delle Terme, l'altro fu man mano venduto e destinato a nuova urbanizzazione.

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I nuovi interventi di ammodernamento, iniziati negli anni '50 e proseguiti fino ai giorni nostri (da ultimo la trasformazione dell'area di estrazione e lavorazione dei fanghi, punto di forza delle attività termali curative, in piscine), hanno portato al progressivo indebitamento della società Terme di Agnano (attualmente controllata dal Comune di Napoli) e alla necessità di vendere parti delle proprietà non ritenute funzionali per il progetto Terme. Da un lato un'urbanizzazione selvaggia di buona parte della conca, dall'altro le difficoltà di manutenzione e sfruttamento delle ingenti risorse termali, hanno fatto sì che il sogno di Schneer sia durato solo una cinquantina d'anni. In molti dei luoghi del passato ad avanzare, come documentano le foto di Sergio Siano, è solo il degrado.

«La voglia di crescere troppo e troppo rapidamente - spiega Marco Giglio, presidente del Gruppo Archeologico Napoletano, che sta svolgendo importanti ricerche archeologiche nell'area delle Terme per conto dell'università Orientale di Napoli - ha portato all'attuale situazione: edifici e gioielli architettonici abbandonati da decenni, risorse idrotermali ormai dimenticate». Ma è dal sogno di Schreer (e di Lamont Yung) che bisogna ripartire per non disperdere questo grande patrimonio collettivo: la conca di Agnano, con le sue memorie, con le sue leggende e le sue straordinarie potenzialità può dare ancora tanto alla città.

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