Port'Alba, dalle streghe ai libri: storie e storie di un luogo incantato

Port'Alba, dalle streghe ai libri: storie e storie di un luogo incantato
di Vittorio Del Tufo
Domenica 10 Giugno 2018, 20:00 - Ultimo agg. 17 Giugno, 18:47
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«La pagherete. Tutti. Voi, i vostri figli, i vostri nipoti, tutti. La pagherete»
(Maria la Rossa, la strega di Largo Sciuscelle).

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Parlando della biblioteca di Benedetto Croce, nel meraviglioso Palazzo Filomarino di Spaccanapoli, Guido Piovene (Viaggio in Italia) sottolineò come in essa si avvertisse la sensazione quasi fisica del «trasferimento di tutta la vita nel pensiero». C'è una strada, a Napoli, che regala una suggestione analoga. Come i bouquinistes parigini situati lungo la Senna, anche Port'Alba raccoglie la memoria del mondo, e la restituisce a chi voglia lasciarsene travolgere. È una sorta di luogo incantato, di cittadella magica dove si condensa quello che Sartre definiva «l'universo assimilato, classificato e pensato». Lo stesso Croce percorreva sempre lo stesso itinerario, che lo portava a percorrere dapprima la salita di San Sebastiano, poi via Costantinopoli e via Foria, che erano e sono tuttora sede di librai antiquari, infine via San Biagio dei Librai, la strada in cui era nato Giambattista Vico.

Nei pochi metri che servono per congiungere piazza Dante con Piazza Bellini, e nel quadrilatero di strade che circonda l'antica porta delle Sciuscelle, vi è forse la più alta concentrazione al mondo di librerie antiquarie; è il rosario laico che don Benedetto sgranava con i suoi passi, ed è un mondo per certi versi magico, sospeso nel tempo, dove si muovono di generazione in generazione prestigiosi ed appassionati librai, altrettanto appassionati ed esigenti acquirenti, e poi bibliografi, bibliofili e tantissimi studenti.

A Port'Alba e alla «magia dei libri» lo studioso Mario Prisco ha dedicato di recente un libro gradevolissimo, pubblicato dalla Stamperia del Valentino. Vi è rievocata non solo la storia dei personaggi che nel corso dei secoli hanno calcato il palcoscenico di Port'Alba ma anche quella coraggiosi librai (e degli ancora più coraggiosi librai-editori) che hanno scelto l'ombra dell'antico carrubo per impiantarvi le proprie botteghe. Dal barone Ferdinando Bideri (1851-1939), che fondò la casa editrice Bideri specializzandosi nella pubblicazione di canzoni, ad Arturo Berisio, che negli anni Sessanta realizzò un catalogo di straordinario pregio. Da Riccardo Ricciardi, che incoraggiato da Croce diventò un punto di riferimento per gli editori e gli scrittori non solo napoletani, a Tullio Pironti, l'editore-boxeur che ha fatto della sua casa editrice uno degli avamposti letterari e culturali della città. E poi tanti altri: don Ermanno Cassitto, Gaetano Colonnese, Alberto Dekten, i fratelli Morano, Luigi Pierro. Fino a Mario Guida la cui «saletta rossa», attiva nella seconda metà del 900, diventò un luogo di culto nel quale passarono i grandi protagonisti della scena culturale internazionale, intellettuali del calibro di Benedetto Croce, Domenico Rea, Michele Prisco, Giuseppe Ungaretti, Alberto Moravia, Umberto Eco fino ai poeti e agli autori della Beat Generation, da Jack Kerouac ad Allen Ginsberg. La Saletta Rossa di Guida è stata a lungo uno dei presidi culturali della città. Una voce che si spense nel 2013 (l'anno precedente stesso destino era toccato alla filiale del Vomero) e che oggi rivive nella nuova sede di Guida editori, in via Bisignano, grazie alla tenacia di Diego Guida (nipote di Mario e Giuseppe) che ha raccolto il testimone di una dinastia con oltre cento anni di vita alle spalle.

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Nel Seicento questa zona era conosciuta da tutti come largo Sciuscelle: proprio nel tratto che collegava i due archi di quest'antica porta, nel giardino del vicino convento di San Sebastiano, cresceva infatti un grande carrubo i cui frutti i napoletani chiamano sciuscelle. Narra un'antica leggenda che a Port'Alba, negli anni dell'Inquisizione, una donna fu rinchiusa in una gabbia e lasciata morire di fame e di sete. Si chiamava Maria e aveva lunghi capelli rossi, la pelle color avorio. E il cuore a pezzi, per via di un incantesimo che le aveva portato via il ragazzo che amava.

Era bella Maria, la desideravano tutti, e venivano apposta dall'Anticaglia per incrociare il suo sguardo. Aveva appena vent'anni, un sorriso malizioso e un fidanzato, Michele, geloso e pazzo d'amore. Sotto il grande albero di carrube, che sorgeva più o meno nei pressi del giardino del convento di San Sebastiano, in una notte di tuoni e di lampi successe qualcosa d'incredibile, che cambiò per sempre la vita della ragazza con i lunghi capelli rossi e di Michele, ormai divenuto il suo sposo. I due innamorati facevano ritorno a casa sottobraccio, quando sentirono un tuono, in lontananza, più fragoroso degli altri. E una forza misteriosa sbarrò il passo al ragazzo; lo immobilizzò, letteralmente, impedendogli anche solo di avvicinarsi alla porta di casa. Sconvolta e fradicia, Maria cercò di trascinare Michele verso casa, ma lui, immobile, restò come pietrificato al di là del carrubo. Accorse la gente del quartiere, ma a nulla valsero gli sforzi; quando Maria infine, stremata, decise di rientrare a casa Michele non la seguì: e come avrebbe potuto?

La ragazza con gli occhi di fuoco, che tutto il quartiere ammirava, restò a dannarsi per giorni, incredula e disperata. Fin che, con la morte nel cuore, dovette rendersi conto che aveva perso, perso per sempre, il suo amore. A poco a poco - racconta ancora la leggenda - quella creatura incantevole si trasformò in un'orribile megera; divenne cupa e torva, e i vecchi amici cominciarono a evitarla, poi a toglierle il saluto, infine - addirittura - a segnarsi al suo sguardo. Maria era diventata una strega. La strega di Port'Alba.

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Port'Alba porta le stigmate del rinnovamento urbanistico di cui furono artefici i viceré Spagnoli tra il 500 e il 600. Anticamente questa zona veniva chiamata largo del Mercatello, proprio perché fino al 1588 qui si teneva uno dei più celebri mercati della città. La Porta fu edificata nel 1625 da don Antonio Alvarez de Toledo - duca d'Alba e discendente del più famoso don Pedro - e ha una storia dai risvolti misteriosi. L'apertura di quel varco, nei pressi dell'antica porta medievale, si rese necessario poiché gli abitanti del Largo del Mercatello - l'attuale piazza Dante - vi avevano praticato a mo' di scorciatoia un pertuso, sufficiente a far passare una persona. Tanto oscena e indecente doveva apparire quella breccia da costringere il Tribunale di Fortificazione a farla tappare. Solo che il rappezzo durava un giorno, due al massimo: poi, puntualmente, il popolo del Mercatello correva a riaprire il foro nell'antico bastione. Finché nel 1625 il duca d'Alba, che aveva fama d'essere uomo tutto d'un pezzo, decise di risolvere la faccenda una volta e per tutte. Commissionò quindi a Pompeo Lauria - una sorta di archistar dei suoi tempi - l'incarico di aprire nel torrione un passaggio degno di quelle gloriose mura angioine. Una vera porta, dunque, che prese il nome del suo committente: Port'Alba. Il celebre arco è raffigurato nel celebre Largo Mercatello durante la peste del 1656 di Micco Spadaro, dipinto appena trent'anni dopo a immortalare uno dei momenti più tragici della vita cittadina.

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Cosa accadde a Maria, la strega di Port'Alba? I suoi capelli imbiancarono, il volto si trasformò in una ragnatela di rughe. E all'ombra dell'antico carrubo, il largo Sciuscelle si trasformò in un crocevia di maldicenze e calunnie. Erano anni, quelli, terribili: inquisizioni e silenzi, processi sommari e condanne spietate, esemplari. Anche Maria la rossa, il cui bianco vestito da sposa aveva commosso tutti, fu condannata a una morte atroce, una morte da strega: rinchiusa in gabbia, a penzolare proprio sotto Port'Alba, lasciata morire di fame e di sete. Per giorni e giorni chiese sempre più flebilmente pietà; infine, tacque. Solo un attimo prima di spirare ritrovò la voce. Con accenti crudi, maligni, lanciò il suo anatema alla folla venuta per assistere al supplizio: La pagherete, pagherete tutti, furono le parole pronunciate con l'ultimo respiro. Da allora un'ombra senza requie, secondo la leggenda, si aggira la notte tra le librerie e le botteghe di una strada sospesa nel tempo.
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