Abusi sessuali sulla ex, i giudici: niente processo, la vittima “non è convinta”

L'uomo era riuscito a entrare nella stanza da letto della donna: lei aveva aperto la porta pensando fosse sua madre

Nocera, il caso di abusi sessuali è finito in tribunale
Nocera, il caso di abusi sessuali è finito in tribunale
di Nicola Sorrentino
Lunedì 7 Novembre 2022, 07:33 - Ultimo agg. 13:24
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«Atto di querela non valido», con queste motivazioni il collegio di Nocera Inferiore ha dichiarato il non luogo a procedere nei riguardi di un 40enne nocerino, finito sotto processo per violenza sessuale. La difesa - rappresentata dall’avvocato Francesco Paolo Laudisio - ha fatto emergere vizi di procedibilità, a sua volta legati alla denuncia che all’epoca sporse la parte offesa alla polizia di Stato. La Procura, invece, aveva chiesto nella sua requisitoria la condanna per l’imputato a 6 anni di carcere. L’episodio, unico, risale al 23 gennaio del 2013, quando l’uomo - approfittando della porta socchiusa della camera da letto dell’ex compagna - riuscì ad entrare al suo interno e a bloccare la donna sul letto. Dopo averle stretto le mani intorno al collo, quasi a farle mancare il fiato, cercò di strapparle il pigiama che indossava per costringerla a subire un rapporto carnale. Nello specifico, riuscì a toccarle le parti intime, fino alla reazione della stessa. In precedenza, la ragazza aveva aperto la porta, dopo aver risposto al citofono, pensando si trattasse della madre. Poi aveva trovato l’ex in casa, che poco prima dell’episodio, l’aveva anche minacciata riguardo la sua nuova relazione. La coppia si era lasciata da poco meno di un anno. Il processo, tuttavia, si è concluso con un nulla di fatto, perché i giudici hanno sottolineato che l’accusa non poteva essere contestata per «carenza della necessaria condizione di procedibilità». In sostanza, mancava la richiesta “di punizione” nella denuncia, sporta all’epoca presso il commissariato di polizia. 

«La vittima infatti - come spiega il tribunale - ha dichiarato che il fidanzato l’aveva invitata a recarsi presso il commissariato affinché presentasse una denuncia, ma che lei “non era del tutto convinta” perché le dispiaceva denunciare l’imputato, con il quale aveva avuto una, seppur breve, relazione». Nella denuncia non vi era però traccia - come da formula - de “l’esistenza di un intento punitivo”. «Ciò che appare determinante per escluderlo - spiega la sentenza - è, però, il passaggio in cui la parte offesa ha riferito di essersi persuasa che era meglio denunciare anche per una maggiore tutela della sua persona. Come è evidente, quindi, la parte lesa non solo non ha mai avanzato una esplicita richiesta di punizione dell’odierno imputato, ma ha specificato di aver presentato la denuncia “a tutela della sua persona” e non affinché lo stesso venisse perseguito». La ragazza non si era costituita neanche parte civile, non manifestando la volontà che l’uomo - il suo ex ragazzo - venisse punito, nemmeno quando fu chiamata a deporre in tribunale, alla presenza dei giudici.

In ragione di ciò, il Tribunale ha dichiarato il non luogo a procedere per il 40enne per carenza della necessaria condizione di procedibilità.

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