Eboli, l'ex sindaco Cariello condannato
a sei anni per abuso e d'ufficio corruzione

Eboli, l'ex sindaco Cariello condannato a sei anni per abuso e d'ufficio corruzione
di Petronilla Carillo
Sabato 24 Luglio 2021, 06:10 - Ultimo agg. 12:16
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Sei anni e quattro mesi di carcere, riconosciute le attenuanti generiche. Doccia fredda, ieri, per l’ex sindaco di Eboli Massino Cariello. Il gup del tribunale di Salerno ha accolto la richiesta di pena del sostituto procuratore Francesco Rotondo ed ha condannato il politico a due anni e quattro mesi per abuso d’ufficio, relativamente a presunte irregolarità edilizie ed amministrative per consentire all’imprenditore Gianluca La Marca di ingrandire la propria azienda, con uno sconto di soli cinque mesi rispetto alla richiesta del pm; quindi a sei anni e quattro mesi per la corruzione di Giuseppe Sorrentino per favorire la figlia del consigliere ebolitano La Brocca in un concorso al Comune di Cava de’ Tirreni, in questo caso non c’è stato alcuni sconto di pena rispetto alle richieste dell’accusa ma resta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ma il giudice ha riconosciuto all’ex primo cittadino le attenuanti generiche che hanno consentito uno sconto di 3 anni di carcere. Sono queste solo due delle otto contestazioni mosse dalla procura di Salerno, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli: per le altre Cariello è coinvolto in un altro procedimento, quello che riguarda il filone investigativo principale che ad ottobre scorso ha fatto scattare l’arresto e messo sotto indagine Gianluca La Marca, Roberto e Simone Birolini, Francesco Sorrentino, Vincenzo D’Ambrosio, Annamaria Sasso, Agostino Napoli, Emilio Grippa, Giuseppe Barrella, Francesco Siano, Giuseppe La Brocca, Gennaro La Marca, Vitantonio Marchesano. Diversi i titoli di reato: abuso d’ufficio, violazioni in materia urbanistica, corruzione con recidiva, falsità ideologica, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio. Nessuna dichiarazione da parte dell’ex sindaco e anche dei suoi legali, gli avvocati Costantino Cardiello e Cecchino Cacciatore. Si attendono le motivazioni per valutare un eventuale appello alla sentenza. 

Per quanto riguarda l’abuso d’ufficio, quello relativo ad alcune autorizzazioni concesse all’imprenditore caseario Gianluca La Marca, titolare del Trestelle, secondo la procura, Cariello si era affidato ad uno dei suoi tecnici di punta, Giuseppe Barrella, per rendere un artificio tecnico credibile e consentire così, agli «amici» imprenditori, di usufruire di una variante «personalizzata», anche in zone sottoposte a tutela, per ampliare le proprie attività.

Insomma uno strumento urbanistico «forzato» che si sarebbe tradotto in «economia» per i diretti interessati, in scambio di favori per il politico e in carriera per i funzionari comunali. In questo contesto la procura ha sempre contestato anche il delirio di onnipotenza dell’ex politico che, in una telefonata intercettata con La Marca, dice «di aver fatto il miracolo». Ma Cariello si è sempre difeso affermando che il termine «miracolo» è un suo intercalare. A nulla sono servite neanche le testimonianze di periti e tecnici che hanno sempre affermato di aver formato quell’atto poi passato in consiglio comunale per risolvere problemi creati dalla legge regionale.

 Sulla corruzione, invece, le ipotesi accusatorie sarebbero fondate sullo scambio di favori di varia natura per condizionare l’esito di concorsi pubblici indetti dai Comuni di Eboli e Cava de’ Tirreni. La condanna di Cariello, nello specifico, riguarda quello di Cava, il concorso di Eboli è difatti oggetto dell’altro procedimento. In particolare, si tratta del concorso per dieci unità di istruttore direttivo amministrativo, indetto dal Comune di Cava de’ Tirreni. La procura avrebbe accertato che Cariello, per agevolare un candidato a lui vicino, avrebbe chiesto ed ottenuto di conoscere preventivamente gli argomenti della prova d’esame ad un componente della commissione esaminatrice, il funzionario del Comune di Cava de’ Tirreni Francesco Sorrentino. Quest’ultimo avrebbe preteso, come contropartita, di evitare la nomina di un soggetto a lui non gradito a presidente del Consorzio Farmaceutico di Salerno, di cui lui stesso era direttore generale. 

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