Nessuna prova, e il denunciante ritenuto non credibile. E quindi, non attendibile. È stato assolto dall’accusa di abusi sessuali, commessi secondo l’indagine originaria verso il proprio cugino, un 37enne di Scafati. In primo grado, l’uomo - difeso e assistito dal legale Antimo Castiello - era stato giudicato colpevole e condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione. Una sentenza giunta con il rito abbreviato. Una condanna solo per alcuni capi d’accusa, perché per altri era intervenuta la prescrizione. Il decorso del tempo aveva cancellato tutta un’altra serie di ipotesi, perché la denuncia della vittima era stata presentata quindici anni prima.
L’indagine della Procura di Nocera Inferiore era invece partita il 15 dicembre del 2015, quando un ragazzo di Scafati, all’epoca 20enne, si recò dai carabinieri di Nocera Inferiore per denunciare suo cugino, più grande di 10 anni.
«La fine di un vero e proprio incubo» aggiunge la difesa, con l’imputato che si era sempre professato innocente. La pubblica accusa aveva richiesto, invece, la conferma della pena in primo grado. La difesa aveva rimarcato, dal suo lato, contraddizioni e scarsa attendibilità del denunciante, giudicato come non attendibile. Ora l’attesa delle motivazioni, per comprendere il ragionamento dei giudici.