Morto Aldo Falivena, lanciato da Biagi
fu il giornalista che rivoluzionò la Rai

Morto Aldo Falivena, lanciato da Biagi fu il giornalista che rivoluzionò la Rai
di Erminia Pellecchia
Martedì 23 Novembre 2021, 14:00
4 Minuti di Lettura

Finalmente padrone del suo tempo, tra libri e quadri, fogli di appunti sparsi sulla scrivania, embrioni di idee pronte ad assumere forma di progetti, magari per il piccolo schermo che contribuì a rivoluzionare nel 1961, direttore del telegiornale Enzo Biagi, da caporedattore di Rt, primo rotocalco della Rai, poi con Tv-7 dal ‘64 al ‘66 guadagnando il Saint Vincent per il giornalismo. Lucido nel ricordare il passato e ridisegnare il futuro, attento al presente con lo stesso fiuto di cronista di quando, giovanissimo, esordì al Giornale di Carlo Zaghi. «Ero orgoglioso di scrivere per la terza pagina, Domenico Farina mi riportò con i piedi per terra: non bastano cultura e bella scrittura, se vuoi fare il giornalista devi camminare per strada, trovare le notizie e saperle comunicare», raccontava agli studenti della Scuola di Giornalismo dell’Università di Salerno di cui è stato prof nel 2006 chiamato da Biagio Agnes.

Dietro la scrivania, a scrivere, leggere, pensare, stimolare riflessioni, «perché la tecnologia ci aiuta, è vero, ma il cervello sarà sempre la nostra maggiore ricchezza» era l'altra sua grande lezione. Ci piace ricordarlo così Aldo Falivena, tra le firme eccellenti della carta stampata e della televisione, che da ieri un ictus ha strappato all'affetto dei suoi cari il fratello Pietro, la moglie Rosa, i figli Camillo, Luca ed Elia, i nipoti e degli amici di lunga data come il gallerista Lelio Schiavone si sentivano a telefono ogni settimana - con cui nel dopoguerra aveva dato vita al Circolo del Cinema e animato la libreria Macchiaroli e il Circolo democratico.

Lontanissimo dai clamori, per sua decisione non ci saranno funerali; probabilmente le ceneri saranno sepolte nella cappella di famiglia, a Salerno, la città dove era nato il 18 febbraio 1928, «figlio di un capotreno che mi ha insegnato a leggere portando a casa i giornali abbandonati negli scompartimenti», ironizzava sulla sua decisione di fare il giornalista. 

Le ossa Falivena se le fa in una stanzetta di via Porta di Mare, una sedia e un telefono messogli a disposizione dal distributore Pasquale Pollio, un fisso di poche lire più un tot a righe. La carriera ha un balzo - «non l'avrei mai voluto così» con la Malanotte, come battezzò, l'alluvione del 1954, «la morte che camminava per le strade, bussando a tutte le porte». Si fa un nome seguendo il dramma che avvolge di lutto Salerno e l'amata Costiera, viene assunto ma il quotidiano napoletano fallisce; riesce però a strappare una collaborazione con Il Resto del Carlino di Giovanni Spadolini. Durante un viaggio negli States incontra Biagi, nasce una simpatia; nel 58 lo porterà ad Epoca, a Milano. Qui Falivena entrerà a far parte della colonia degli intellettuali salernitani capitanata da Gaetano Afeltra e Alfonso Gatto, «mio angelo custode». Sarà inviato per due anni girando l'Europa, fino all'ingresso in Rai. La popolarità arriva con Faccia a Faccia del 68, lui provocatore e il pubblico che partecipa a temi di dibattito anche scottanti come il divorzio. Eccolo nel 69 coordinatore (vent'anni dopo condurrà la trasmissione rievocativa) della maratona sullo Sbarco del primo uomo sulla luna. Il 1976 è l'anno di Tg2-Ring, che precorre i moderni talk show: sul «quadrato» politici del rango di Andreotti, Arafat, Gheddafi. Nel 77 propone Direttissima, approfondimento del Tg2 con inchieste che faranno scalpore. 

Si occupa di radio, spettacolo, gira un documentario; nel 1987 Agnes lo prega di rilanciare il Radiocorriere Tv che dirigerà fino al 92. A Salerno torna sempre più raramente, non gli piacciono «le opere faraoniche» di De Luca, l'ultima volta, occasione la mostra Carte Volanti del fratello Pietro, sarà nel 2011 (nel frattempo si è inventato 50 E Più mensile di attualità per persone mature): una pizza da Mimmo e Lucio, un gelato di limone al chiosco della Villa comunale, cose semplici, «quelle che anche i turisti cercano in questo salotto accogliente e discreto affacciato sul mare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA