Aeroporto, concessione ferma:
Salerno diffida il ministro Toninelli

Aeroporto, concessione ferma: Salerno diffida il ministro Toninelli
di Rosa Palomba
Sabato 9 Febbraio 2019, 08:00
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Inviata a Pontecagnano

Una pista di rilancio. Lo sviluppo del Meridione è tracciato nell'aeroporto Salerno-Costa d'Amalfi. In questa agile struttura che attraversa un triangolo di Comuni fra i monti e il mare a varie Bandiere Blu, ad appena cinquanta chilometri da Napoli, a «un passo» dalla Basilicata con la sua capitale mondiale della cultura e dalla Calabria. Crocevia fra due divine, le costiere Cilentana e Amalfitana. Comincia qui il decollo dello scrigno Salernitano. Ma solo a metà: arrivi e partenze sono infatti consentiti soltanto a jet privati e a charter di una quarantina di posti appena. Poco più di 20mila passeggeri all'anno, troppo pochi per sostenere costi di gestione, stipendi, manutenzione impianti. Quindi, dopo un decennio di autorizzazioni negate, incertezze e caos burocratico, nei giorni scorsi in direzione Roma questa volta è partita una diffida. Destinatari, i ministeri Infrastrutture ed Economia e Finanza, di Danilo Toninelli e Giovanni Tria. A firmarla, i componenti della società Aeroporto Salerno. Poche ma incisive righe per chiedere al governo di sciogliere un nodo lungo dieci anni e 400 metri; quanto manca all'attuale pista di mille e 600 metri per consentire il transito di aerei di linea per voli nazionali e internazionali.
 
Quattrocento metri e 250 milioni di euro già pronti per l'uso: 40 impegnati dallo Sblocca Italia; circa 94 dalla Regione; e 120 dalla Gesac, società di gestione dell'aeroporto di Capodichino a Napoli, con cui ad aprile scorso è stata siglata la fusione con la società che gestisce lo scalo salernitano. Un nuovo piano industriale, così come più volte richiesto dai vari uffici ministeriali. Sul faldone ri-presentato dal consorzio di gestione composto dai comuni di Bellizzi, Pontecagnano, Montecorvino Pugliano e Salerno, Province di Salerno e Basilicata, Camera di Commercio e Regione Campania, il timbro Enac che approva. Un invito a decidere dunque, nel segno delle aspettative che la Campania a altre due regioni del Sud aspettano ormai da un bel po' di tempo. A rafforzare la necessità di rendere l'ex scalo militare che adesso ospita le aerostazioni di carabinieri, vigili del fuoco e alcune scuole di volo, gli studi di Ace airport: il traffico aeroportuale sul Pil regionale incide per oltre 150 milioni di euro all'anno. Non solo: secondo i quattro algoritmi utilizzati da One Operator, ogni milione di passeggeri «produce» oltre 700 posti di lavoro.

Altri 400 metri di pista e il rafforzamento di quella attuale, allo scalo Salerno-Costa d'Amalfi consentirebbero di raggiungere quota 700mila passeggeri entro il 2021; circa 5 milioni nei prossimi vent'anni. Un'occasione in più anche per lo scalo internazionale di Napoli: incrementare il proprio traffico «dirottando» i voli diretti al Sud verso lo scalo salernitano e continuare a crescere proseguendo con i riconoscimenti già ottenuti: il premio Aci Europe Award come migliore in Europa nella categoria 5-10 milioni di passeggeri nel 2017; il titolo Fast e Furious che nel 2018 per la maggiore crescita in Europa, passando dai 6 milioni e 600mila passeggeri del 2016 agli 8milioni e 577mila del 2017, con un incremento del 26,6 per cento.

Un «volo» adesso atteso dai residenti salernitani che per viaggiare devono necessariamente raggiungere Capodichino, ma anche da centinaia di operatori turistici e alberghieri; compagnie per il trasporto su gomma; società di noleggio auto; tassisti; commercianti.

«Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato il decreto che riconosce l'alta classificazione dell'aeroporto Salerno Costa d'Amalfi che è stato così inserito nella rete nazionale - dice Antonio Ferraro, presidente dello scalo - Eppure, ancora non riusciamo a decollare definitivamente. Però, ogni anno spendiamo 500mila euro per la sicurezza e un altra milione e più di euro per la gestione. Anche il 2017 chiuderà con un passivo di circa due milioni. La fusione con la Gesac è l'elemento incontestabile per le autorizzazioni ministeriali per l'allungamento della pista e quindi per l'avvio di voli nazionali e internazionali».

Dossier, progetti, bandi e soldi pronti. Tutto fermo al check in: «Nella seconda regione più popolosa d'Italia non possiamo consentire il decremento del traffico passeggeri e cancellare i traguardi già raggiunti - dice Andrea Prete, presidente Confindustria e Camera di Commercio, tra i soci del consorzio aeroportuale - Questo scalo rappresenta la chance per lo sviluppo più significativo degli ultimi dieci anni. Senza voli nazionali e internazionali è impossibile crescere. Il successo di Capodichino è infatti legato anche all'avvio di alcune nuove tratte. È stato accertato per esempio, che senza il diretto Napoli-Stoccolma, soltanto il 30 per cento dei viaggiatori sbarcati a Napoli sarebbe venuto in Campania. È il momento che questo governo esca allo scoperto e decida se il Sud deve crescere o distruggere tutte le sue potenzialità». Una diffida dunque, per aprire finalmente gli «imbarchi» e rendere davvero «civile» l'antico scalo trasformato in moderno modello della tecnologia.
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