Furono accusati di aver fornito alloggio ad un marocchino, ritenuto interno ad una cellula terroristica dell’Isis, oltre che vicino ad uno dei due accoltellatori che, il 6 agosto del 2016, ferì con un machete due poliziotti a Charleoi, in Belgio. È stata archiviata per assenza di riscontri e prove l’inchiesta su un padre e una figlia, di Sarno, così come di una terza persona, un marocchino, accusati di «assistenza agli associati». In pratica, chiunque fornisce aiuto o supporto ad organizzazioni che vogliano «sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato».
Nel caso di specie, l’organizzazione era l’Isis, conosciuto come Stato Islamico, il gruppo terroristico nato in Iraq.
Tra le ipotesi vi era che l’uomo utilizzasse questo stratagemma per agevolare il rilascio del permesso di soggiorno a diversi stranieri. In che modo: registrandoli come conviventi. L’uomo considerato vicino ai terroristi - registrato come venditore ambulante - avrebbe avuto la sua residenza proprio a Sarno ed inserito nella situazione di famiglia dell’italiano, di 56 anni, insieme alla figlia e al secondo marocchino, compagno della donna. Che si trovasse a Sarno lo confermarono anche alcune foto estratte dai suoi profili social. L’inchiesta era partita da una richiesta dell’autorità giudiziaria belga, che chiese alla Procura di Salerno di localizzare e poi perquisire l’uomo ricercato, E.H.R. , perchè ritenuto coinvolto nell’accoltellamento delle due poliziotte. Tuttavia, dall’analisi del traffico telefonico registrato non erano emersi elementi per ritenere che lo stesso e gli altri indagati, avessero organizzato sul territorio nazionale «una cellula con scopi eversivi, né che avessero prestato in Italia aiuto ad altri affiliati per atti di terrorismo, anche in considerazione del fatto che, in sede di perquisizione, E.H.R. non veniva trovato presso la residenza dichiarata in Sarno, risultando irreperibile». L’uomo fu poi arrestato nel 2017 dalla polizia belga, a Bruxelles. Nel collegio difensivo c’era l’avvocato Francesco Paolo Laudisio. Da lì l’archiviazione per i due italiani e il secondo straniero.