Aggredita e derubata in ascensore:
da vittima a carnefice, indagini

Aggredita e derubata in ascensore: da vittima a carnefice, indagini
di Viviana De Vita
Venerdì 16 Luglio 2021, 06:30
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Da vittima a carnefice. Oltre il danno, arriva la beffa per L.T., funzionaria dell’ufficio postale di Cava de’ Tirreni che, nell’agosto 2015, fu picchiata e rapinata da uno sconosciuto.

All’indomani della sentenza della Corte d’Appello del tribunale di Salerno che non solo ha assolto per non aver commesso il fatto l’imputato, condannato in primo grado a 7 anni di reclusione, ma ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura a carico della vittima che denunciò l’episodio, del marito e degli ispettori di polizia che espletarono le indagini e a carico dei quali si ipotizza ora la calunnia e la falsa testimonianza, è proprio la donna a rompere il silenzio.

«Ho sempre creduto nella giustizia – afferma tra le lacrime – e quando ho sporto denuncia l’ho fatto soprattutto per lanciare un messaggio a tutti e in particolare, alle donne: non bisogna avere paura, ma è necessario credere nelle istituzioni.

Ho avuto il coraggio di denunciare l’uomo che selvaggiamente mi picchiò e mi rapinò facendomi finire in ospedale e non mi sono mai tirata indietro quando, durante il processo, sono stata chiamata a deporre e a effettuare il riconoscimento in aula. Ho sempre pensato che l’omertà sia la principale nemica della legalità e per questo, ho deciso di andare fino in fondo.

Dopo la sentenza di primo grado, conclusasi con l’esemplare condanna, ho avuto prova che la giustizia esiste anche se sapevo di non poter mai sperare in un risarcimento del danno da quell’uomo che non ha alcuna solidità economica. Oggi, devo purtroppo ricredermi. Non solo non ho ottenuto giustizia, ma addirittura, mi trovo a dovermi difendere da accuse infamanti. Ora, ho più paura di prima. Se potessi tornare indietro, non denuncerei più».

La vicenda risale all’agosto 2015 quando la funzionaria dell’ufficio postale di Cava fu aggredita: qualcuno le infilò un secchio di plastica sulla testa e poi la spinse nell’ascensore di un condominio. Qui la malcapitata fu picchiata e rapinata. Trasportata in ospedale, fu sottoposta ad un intervento chirurgico. Le indagini, espletate attraverso l’ausilio dei filmati delle telecamere di videosorveglianza della zona, ritennero di individuare in Arturo Gemmabella, 51 anni di Roccapiemonte, il responsabile della rapina. In molti file video l’uomo, vestito con una camicia blu, appariva, infatti, con un secchio in mano. È stato però proprio il colore della camicia a far registrare il colpo di scena: nel verbale redatto dagli inquirenti sulla base della testimonianza della vittima, si legge che il rapinatore aveva una camicia bianca e non blu. «Non ho mai detto nulla in merito - dice la funzionaria - al colore della camicia: mi limitai a riferire di una fascia bianca sul braccio».

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