Agguato all'ex pentito,
Francese resta in carcere

Agguato all'ex pentito, Francese resta in carcere
di Nicola Sorrentino
Mercoledì 26 Maggio 2021, 06:25 - Ultimo agg. 27 Maggio, 19:28
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Resta in carcere Nicola Francese, 31enne di Pagani, dietro decisione del Tribunale del Riesame che ha rigettato il ricorso della difesa. Quest’ultima, aveva sollevato diverse questioni sull’assenza di riscontri utili all’identificazione dell’indagato. Sullo sfondo c’è il tentato omicidio di Carmine Amoruso, noto come «o pentito», in virtù di un suo passato come collaboratore di giustizia. Stando alle accuse della Dda di Salerno, quel giorno Francese era con Rosario Giugliano di Poggiomarino, 60enne. Quest’ultimo aveva rinunciato di fare ricorso ai giudici del Tribunale della libertà. In attesa di leggere le motivazioni, anche il paganese resta dunque in carcere. I fatti risalgono al 13 aprile scorso, a San Marzano sul Sarno. Indagine condotta dai sostituti dell’Antimafia a Salerno, Marco Colamonici e Elena Guarino.

La vittima era uscita da pochi mesi dal piano di protezione. Giugliano e i suoi alleati, secondo un’inchiesta più ampia condotta dalla Procura di Napoli, avrebbe avuto interessi in attività imprenditoriali, ma anche nel riciclaggio di denaro, estorsioni e intestazioni fittizie di beni. La presenza di Amoruso in quel territorio fu percepita come un tentativo di riaffermare la propria presenza criminale. E così Giugliano, conosciuto come «o minorenne» per la sua militanza criminale nel clan Alfieri-Galasso, avrebbe deciso di ucciderlo. Il piano fu studiato in una mansarda a Pagani, in via De Gasperi. Un piano studiato - secondo le indagini - già da qualche mese, con riunioni e appostamenti per studiare la vittima e le sue abitudini.

Tra queste, quella di non dormire a casa propria. Tutte circostanze che erano state apprese dalla squadra mobile, che conduceva un’attività di intercettazione nei riguardi di alcune persone sottoposte ad indagini. Le conversazioni captate fornirono molti dettagli sull’agguato. Quel giorno, i due indagati, concordando di indossare maschere e parrucchino si diedero appuntamento nei pressi del cimitero di San Marzano sul Sarno. Alle 15,30 intercettarono una Ford Puma sulla quale viaggiava Carmine Amoruso, insieme al fratello e al cugino. Su di una Fiat Panda c’erano invece i sicari, che dopo aver superato la Ford, uscirono dal veicolo e spararono 14 colpi d’arma da fuoco contro l’auto della vittima. Amoruso riuscì a inserire la retromarcia e ad allontanarsi, come fecero anche i due attentatori. Amoruso fu colpito ad un braccio. Dopo un po’ fermò l’auto perché in panne, riuscendo a bloccare un furgone per strada e a raggiungere l’ospedale di Sarno. Dall’ascolto delle intercettazioni, la mobile intuì che l’agguato era fallito perché una delle pistole «aveva scarrellato». Giugliano spiegò che serviva un secondo caricatore, per poi aggiungere che per fortuna «Nicola», Francese, aveva qualche «altra botta» da esplodere. Da questa e altre indicazioni, la Dda ottenne l’arresto dei due, anche di Francese, ritenuto complice nel mancato agguato con Giugliano. Chiusa la fase cautelare, la Dda si prepara ora a chiedere il processo.

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