Resti di rocce ormai frammentate e posidonia estirpata dal fondale. È lo scenario che si presenta agli occhi dei sub che nei giorni scorsi hanno effettuato un’immersione nell’area di San Francesco ad Agropoli.
Un luogo simbolo della città, da giorni al centro delle polemiche per un intervento, promosso da un privato e autorizzato dal Comune, per la messa in sicurezza del costone roccioso. Le opere sono state bloccate da polizia municipale, carabinieri forestali e guardia costiera 72 ore dopo l’avvio.
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Tra le azioni più contestate l’intervento di una chiatta che avrebbe eseguito lavori sul fondale per avvicinarsi alla costa e scaricare il materiale necessario per gli interventi. Le subacquee realizzate negli ultimi giorni non lasciano spazio ad interpretazioni. Contrariamente a quelle che erano state le rassicurazioni, il fondo della baia sarebbe stato intaccato e modificato. Sul caso indaga la Procura di Vallo della Lucania, ma intanto il dibattito sulle opere si fa sempre più acceso.
Ad intervenire sul caso anche Piernazario Antelmo rappresentante del Wwf. «I lavori nell’area di pertinenza del demanio marittimo, visti i vincoli posti dalla Zona di protezione speciale, dal sito all’interno del Parco nazionale del Cilento e dal Puc di Agropoli, non potevano essere realizzati e portati a termine in quelle modalità».
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Il Wwf è in possesso degli atti di cui aveva fatto richiesta ed ora attende le decisioni della magistratura che sta verificando non solo se il privato si sia attenuto alle autorizzazioni ottenute, ma anche se siano state commesse irregolarità dagli uffici comunali. Laconico il commento finale del rappresentante del Wwf: : «Resta il grave danno ambientale in un’area simbolo».