Nelle carte dell’inchiesta che ha portato in carcere Roberto Squecco, il «re» del servizio di trasporto infermi di Capaccio, vi è un capitolo interamente dedicato alla turbata libertà degli incanti. Oltre alla ex funzionaria della Asl di Agropoli, Gerarda Montella, a riguardo della quale gli uomini di Squecco dicono, in una intercettazione, «sta con noi», per quanto riguarda le autorizzazioni falsificate, il gip parla anche di un evidente «accordo collusivo» oltre che di «mezzi fraudolenti» utilizzati dall’imprenditore capaccese per ottenere l’aggiudicazione del servizio dall’Asl. Suoi diretti «complici» in questa operazione, secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra Mobile coordinate dalla procura di Salerno, ci sarebbero Giuseppe Pinto, Donato Potolicchio e Giuseppina D’Ambrosio (la cognata) tutti presidenti fittizi delle tre onlus che hanno vinto gli appalti nel Cilento agevolando così gli affari imprenditoriali di Roberto Squecco. Oltre a Capaccio, il gip riporta anche il caso della gara per la postazione a Santa Maria di Castellabate la quale, sia pure affidata a diverse associazioni a rotazione e per la durata di due mesi, di fatto era gestita al 50% da Squecco attraverso i suoi prestanomi.
LA DENUNCIA
A lanciare accuse, ma soprattutto a fornire la sua versione sul modus operandi del gruppo capaccese, è stato anche Roberto Schiavone, presidente dell’Humanitas.
L’INCONTRO
Sentito dagli inquirenti, Schiavone ha anche parlato dell’ultima gara per il 118 bandita dall’Asl e poi sospesa. Fu invitato presso «lo studio del commercialista Casella di Salerno dove si incontrò con altri operatori come Squecco, Guariglia, un rappresentante di Roccadaspide, Antonio Caruccio della Cri di Salerno e altri presidenti di associazioni per concordare tra loro come dividersi le offerte da presentare ai vari lotti: a Schiavone furono proposti due lotti ma lui si rifiutò. Dettagli, questi, riscontrati dagli inquirenti secondo cui la riorganizzazione della onlus da parte dell’imprenditore capaccese all’indomani del sequestro dell’ottobre 2019, era propedeutica proprio alla partecipazione alll’assegnazione della postazione di Agropoli quindi, scrive il gip, «l’accordo collusivo prospettato serviva per far partecipare associazioni prive di requisiti e agevolare Squecco e il suo regime monopolistico». Di qui l’iscrizione nel registro degli indagati anche di Carucci e Guariglia.