Odissea servizio emergenza:
ambulanze senza medici, bufera

Odissea servizio emergenza: ambulanze senza medici, bufera
di SImona Chiariello
Venerdì 29 Aprile 2022, 06:15 - Ultimo agg. 08:08
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I medici sono pochi e non riescono a coprire i turni giornalieri e notturni. L’ambulanza del 118 della postazione di Cava esce per gli interventi di emergenza con a bordo solo l’autista soccorritore, senza camici bianchi. Continua l’odissea per il servizio di emergenza territoriale cavese che ormai da mesi vive una grave carenza di organico con conseguenti disagi per gli utenti e per gli operatori sanitari. Se in un primo momento i buchi riguardavano il comparto infermieristico, questa volta a preoccupare sono le carenze di personale medico. Al momento, complici pensionamenti e malattie, sono appena quattro i medici in servizio. Risultato? In caso di emergenza può essere allertata l’ambulanza della postazione Saut di un comune vicino con conseguenti ritardi sui tempi di soccorso, fondamentali specialmente per i codici rossi. L’alternativa non è più confortante perché si traduce in pratica nell’uscita del mezzo di soccorso con un equipaggio formato solo da autista soccorritore e da infermiere. 

«Nei giorni scorsi, in concomitanza con le feste - spiegano i cittadini- l’ambulanza su Cava non aveva il medico a bordo. Fortunatamente non si sono verificate emergenze che richiedevano il supporto medico, ma sono state tamponate con l’immediato trasporto in ospedale». Già nei mesi scorsi, i comitati uniti Cava de’ Tirreni e Costa d’Amalfi hanno segnalato la necessità di potenziare gli organici del 118 e, più in generale, il servizio salvavita. Le richieste riguardano anche il comparto infermieristico che, oltre alle carenze, lamenta anche retribuzioni scarse. Un filo conduttore, quello delle carenze di personale sanitario, che unisce l’emergenza territoriale alle prestazioni ospedaliere. È di pochi giorni fa la protesta dei rappresentanti del comitato civico e del sindacalista Gaetano Biondino per il reparto di chirurgia dell’ospedale Santa Maria dell’Olmo. Una divisione che si regge sull’impegno e sacrificio di pochi medici che a stento riescono a coprire i turni.

Questa situazione comporta però il blocco degli interventi di elezione (sono assicurati solo quelli di emergenza) e dell’attività ambulatoriale. La rianimazione, appena ristrutturata, attende un nuovo ordine di servizio che consenta ai rianimatori di tornare al presidio cavese, perché sono tutt’ora impiegati al Da Procida. «Se c’è un intervento di urgenza - spiegano i sanitari- e il paziente ha bisogno di terapia intensiva post operatoria, deve essere trasferito in un altro ospedale.

Una situazione paradossale che può costare vite umane». Ora si attendono delle risposte urgenti, in termini di personale e prestazioni. 

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