Doveva essere una serata tranquilla, un martedì sera come tanti per i residenti di zona Irno: finestre spalancate per far girare un po’ di aria fresca e ragazzini in strada a godersi l’estate. Ma, intorno alle 23.30, qualcosa è successo che ha spaventato tutti: all’improvviso si sono sentiti dei rumori di scooter ad alta velocità e degli spari. Quanti colpi sarebbero stato esplosi, ancora non è stato definito dai carabinieri del Nucleo operativo della compagnia Salerno, agli ordini del capitano Antonio Corvino e del tenente Manlio Malaspina, che stanno indagando a 360 gradi per ricostruire la dinamica. In particolare si sta cercando di capire se possano esservi dei collegamenti con l’altra sparatoria avvenuta sabato 4 giugno in via dei Mille, a Pastena. Episodio, questo, su cui sta indagando la Squadra mobile della questura di Salerno. Potrebbe, in pratica, trattarsi di una risposta di fuoco a quell’azione criminale.
Secondo una prima ricostruzione, sarebbero arrivati alcuni ragazzi a bordo di scooter e avrebbero esploso diversi colpi di pistola.
Quanto accaduto apre un nuovo spaccato sul contesto criminale della zona orientale. Due le ipotesi sulle quali si sta maggiormente concentrando l’attenzione degli investigatori: che possa essere in atto una guerra tra bande di giovanissimi, magari seconda generazione dei vecchi capi di quartiere, oppure che qualcuno voglia far valere il proprio potere criminale sulla zona orientale attraverso metodi di intimidazione. Nel primo caso, dunque, gli spari di martedì notte in piazza Ippolito da Pastina potrebbe essere una risposta a quanto accaduto in via dei Mille. Il punto è che la situazione rischia di diventare pericolosa. Soltanto ad ottobre scorso fu ferito, sempre a Pastena, un personaggio «illustre» della zona: Antonio Castellano, 30 anni, un parente stretto di Papacchione, all’anagrafe Giuseppe Stellato. Non si esclude neanche che quanto sta accadendo nelle ultime settimane possa avere un collegamento con questo episodio e che i rapporti tra persone di gruppi diversi possano essere degenerati.
Sempre a metà dello scorso anno, nel corso delle ultime audizioni in commissione parlamentare Antimafia degli organi inquirenti salernitani, fu lanciato una allarme in tal senso. Soprattutto in riferimento alle nuove leve della criminalità organizzata che manifestano la propria presenza sul territorio attraverso condotte sintomatiche, i cosiddetti reati “spia” ovvero atti intimidatori, danneggiamenti e incendi dolosi sfociati in qualche caso anche in fatti di sangue più gravi. In quella sede proprio il comandante provinciale di Salerno, colonnello Gianluca Trombetti, aveva rilevato come «l’ascesa di gruppi composti prevalentemente da giovani aggressivi, normalmente privi di qualsivoglia capacità di gestione delle illecite risorse umane e materiali a disposizione e senza una vera e propria visione criminale, che tentano di colmare i “vuoti di potere” con spregiudicatezza, ritagliandosi contingenti spazi sul territorio attraverso l’esercizio della violenza quale unica forma di predominio socio-ambientale».