Femminicidio Anna Borsa, dopo tre mesi
la Procura chiede nuovi accertamenti

Femminicidio Anna Borsa, dopo tre mesi la Procura chiede nuovi accertamenti
di Petronilla Carillo
Venerdì 20 Maggio 2022, 06:05 - Ultimo agg. 21:49
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Femminicidio di Pontecagnano, proseguono le indagini. L’inchiesta sulla morte della giovane parrucchiera, Anna Borsa, è tutt’altro che chiusa. Il 21 giugno prossimo, presso i laboratori di biologia, impronte e microscopia elettronica del Reparto carabinieri investigazioni scientifiche di Roma, si terranno una serie di accertamenti per comprendere meglio la dinamica e anche per cercare di capire la provenienza dell’arma con la quale Alfredo Erra ha sparato alla sua ex fidanzata, al suo compagno e poi ha tentato di suicidarsi. E, difatti, tra i destinatari dell’avviso di accertamenti tecnici irripetibili, compaiono oltre all’indagato e alle parti civili (Ettore e Vincenzo Borsa, Fortuna Romano) anche l’altra vittima, Alessandro Caccavale che, per fortuna, il primo marzo scorso rimase solo ferito. Nel collegio difensivo di tutte le parti gli avvocati Pierluigi Spadafora per Erra; Ivan Nigro, Rosanna Carpentieri e Stefania De Martino per le parti civili.

Gli esami richiesti dalla procura sono di tipo balistico e ripristino matricolare della pistola Walther modello Ppk, calibro 7,65 utilizzata da Erra ed acquistata, secondo i primi accertamenti dei carabinieri del comando provinciale di Salerno, da una comunità di zingari della Piana del Sele, quindi di ogive e proiettili, compreso l’ogiva recuperata dai sanitari nel cranio dell’assassino durante l’intervento post fermo.

E questo per cercare di capire se quell’arma possa essere stata utilizzata in altri fatti delittuosi. Per questo motivo verrà effettuato anche un esame dattiloscopico per la ricerca di eventuali altre impronte digitali da inserire in banca dati. Quindi esami biologici su tampone con sostanza ematica prelevata dalla vittima e ritrovata anche nell’auto, una Fiat Panda, del suo carnefice, e sostanza salivare prelevata da Erra. Verrà anche analizzato il coprivolante in gomma prelevato dalla vettura del killer per verificare la presenza di residui di polvere da sparo. 

Intanto resta il dolore. Quello di due famiglie distrutte. Da un lato quella di Anna Borsa, la giovane parrucchiera uccisa; dall’altra quella di Alfredo Erra, l’uomo che diceva di amarla ed invece le ha tolto la vita. Le indagini proseguono anche se a rilento. Dopo 78 giorni, si decide di far eseguire ulteriori esami dal Ris, mentre ancora si attende la perizia legale relativa ai risultati dell’autopsia eseguita sul corpo straziato della giovane donna. Intanto Alfredo Erra è stato trasferito dal carcere di Fuorni Salerno a quello di Avellino. Entrambi, al momento, uniti ancora perchè entrambi senza giustizia.

Anna è vittima di un femminicidio. Di una aggressione che avrebbe dovuto essere «tutelata» da una legge, quella del codice rosso, e di ripetute violenze che lei si è sempre rifiutata di denunciare. Alfredo ha continuato a professarsi innamorato di Anna, come in quel messaggio inviato soltanto qualche giorno prima dell’omicidio ai genitori della ragazza che lo avevano accolto in famiglia: «Grazie per tutto quello che la vostra famiglia ha fatto per me, amo Anna». 

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Quella uggiosa mattina del 1 marzo, il giorno di Carnevale, Anna era andata a lavoro come sempre. Accompagnata dal suo nuovo fidanzato, Alessandro Caccavale, anche lui rimasto ferito. Anche la mamma di Anna era andata, poco prima, nel negozio. Aveva incontrato Alfredo, si era raccomandata di lasciare stare la figlia. Poi era andata via. Alfredo, invece, era rimasto. Si era seduto sul divanetto dicendo di voler aspettare il titolare dell’esercizio commerciale. Poi, all’improvviso, ha estratto la pistola ed ha sparato prima contro Anna e poi un colpo anche verso il fidanzato. Ha provato anche ad uccidersi ma il colpo è rimasto ritenuto nel cranio. Così è scappato, a piedi, è salito sulla collina, ha raggiunto l’autostrada, ha scavalcato il guard rail ed è stato rintracciato proprio all’interno dell’area di servizio. Ad incastrare Erra le testimonianze, i messaggi da lui stesso lasciati su facebook, alcuni video. Le sue stesse parole, detto nello sconforto tra le lacrime. 

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