Arianna Manzo, la bambina di legno:
«Con il risarcimento compreremo casa»

Arianna Manzo, la bambina di legno: «Con il risarcimento compreremo casa»
di Melina Chiapparino
Mercoledì 27 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo agg. 28 Aprile, 07:17
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L'odissea giudiziaria di Arianna Manzo si è conclusa ieri con un accordo transattivo e il risarcimento di 3milioni e 200mila euro. Negli uffici della presidenza della Giunta regionale della Campania, i genitori della 17enne di Cava de' Tirreni, diventata tetraplegica, ipovedente e sorda a causa di un errore dei sanitari dell'ospedale Cardarelli di Napoli, hanno firmato l'atto alla presenza del governatore Vincenzo De Luca e dell'attuale manager del presidio, Giuseppe Longo. «Abbiamo dato una svolta a una vicenda giudiziaria che durava da quasi 18 anni e che sarebbe durata ancora con una situazione umana insostenibile» ha detto De Luca a Eugenio Manzo e Matilde Memoli, i coniugi affiancati ieri dal legale Mario Cicchetti. Ma «da oggi la vita di Arianna cambierà» racconta la mamma a Il Mattino.

Dopo anni di attese e tribunali, è arrivato il risarcimento. Come si sente?
«Mi sento sollevata. È stata dura e noi abbiamo lottato ogni giorno cercando di non perdere mai la speranza.

Finalmente, è stato fatto un passo in avanti dopo più di 17 anni di aule e carte di tribunale, durante i quali abbiamo chiesto tante volte di accelerare i tempi della giustizia anche con proteste e scioperi della fame. Questo risarcimento non potrà mai ridare la salute a nostra figlia ma ci ha dato la speranza di poterle garantire un futuro migliore».

Cosa farà con i soldi della transazione?
«Per prima cosa, insieme a mio marito, abbiamo intenzione di comprare una casa, al piano terra e senza barriere architettoniche, dotandola di tutti gli accessori e le attrezzature che potranno essere utili a nostra figlia. Abbiamo pensato anche ad una piccola piscina per consentire ad Arianna di fare fisioterapia in acqua e un'auto equipaggiata di pedana per il trasporto della carrozzina. Ovviamente tutti i soldi saranno investiti per il suo futuro e il prossimo obiettivo è trovare una cura sperimentale, magari con le cellule staminali, per migliorare la sua salute».

Com'è stata la vita della vostra famiglia fino a oggi?
«Mio marito ha perso il lavoro durante i primi mesi di ricovero di Arianna, quando lei aveva tre mesi. Si assentava per trascorrere le giornate in ospedale con me e non ha più trovato impieghi stabili. Io lavoro in una casa di riposo e siamo andati avanti con il mio stipendio, accudendo Arianna e il fratello Mario che oggi ha 22 anni. Le cure, le terapie, i medici e gli esami che spesso abbiamo dovuto eseguire privatamente, sono costosi ma non è nulla paragonato al dolore che tutti e tre abbiamo provato per una bimba, privata della salute».

Può raccontare come vi siete accorti che Arianna stava male?
«All'età di tre mesi, è stata trasferita per una bronchiolite dall'ospedale di Cava al Cardarelli dove è stata ricoverata in Rianimazione e intubata. Durante il suo ricovero le diedero per quindici giorni un sedativo che non avrebbero mai dovuto somministrare e che l'ha danneggiata a livello cerebrale. Ovviamente, non sapevamo nulla e ci siamo accorti che qualcosa non andava il giorno dopo le dimissioni ospedaliere. La bimba sembrava un pezzo di legno, era rigida, piangeva e non mangiava. Ricordo che il fratellino di 4 anni quando la vide non la riconobbe e disse: ci hanno dato un'altra bambina?».

Ha mai pensato di perdonare chi ha sbagliato?
«Assolutamente no. All'inizio il nostro unico desiderio era vedere dietro le sbarre i responsabili. Oggi voglio giustizia e l'accertamento delle colpe. Non perdono i sanitari del Cardarelli e neanche quelli dell'ospedale di Cava che non avrebbero dovuto trasferire mia figlia per una semplice bronchiolite. Ora però voglio pensare al futuro di mia figlia e, per il traguardo raggiunto con il risarcimento, ringrazio il nostro avvocato Mario Cicchetti che non ci ha lasciati mai soli e il presidente De Luca che ha mostrato sensibilità e umanità per la nostra vicenda». 

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