Bimbi autistici, ecco la scuola calcio
dove possono diventare campioni

Scuola calcio
Scuola calcio
di Rossella Liguori
Sabato 2 Aprile 2022, 10:39 - Ultimo agg. 3 Aprile, 09:16
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La sfida all’autismo sul rettangolo di gioco parte da Sarno. E’ “Sognando un goal” ed  il pallone scivola veloce sul manto erboso e sui pregiudizi. Si parte dalle emozioni e si arriva alle possibilità. Quelle per tutti. Dal Polo Sanitario La Filanda e “Insieme si può” la vera sfida che è già vinta con quella rete che si gonfia, bimbi e ragazzi che corrono in campo e dribblano ogni tipo di limite. 

E ci sono le mamma ed i papà a tifare, ad alzare le braccia al cielo con gioia per esultare insieme ai figli. In prima linea per guardare e costruire il futuro a piccoli e determinati passi.  Lo sport, in primis il calcio, come conquista e strada da percorrere insieme. 

“Sognando un goal” era nato come progetto ambizioso, oggi è una realtà che quel sogno lo ha preso a piene mani. Giusy Nozzolino è la mamma di Ciro, tra i realizzatori e promotori del progetto. “Noi facciamo sì che l’intero nucleo familiare sia parte integrante del progetto.

Come dico io, non è autistico nostro figlio, ma la nostra famiglia e la scuola calcio è il nostro sogno per coinvolgere bambini, ragazzi e genitori. Noi viviamo l’autismo col sorriso, per dare la carica agli altri, perché si può essere felici anche con una disabilità se non ci si ferma”.  A spiegare gli importati risultati in termini anche riabilitativi è Mariagrazia D’Amaro, psicologa del Polo Sanitario La Filanda:

«Lo sport è da sempre riconosciuto come fonte di benessere psico-fisico, aiuta ad indirizzare le energie in maniera sana e divertente e soprattutto rispetta le abilità e le caratteristiche di ciascuno. Questo il principio alla base del progetto “Sognando un goal” che ha come obiettivo quello di permettere ai bambini con autismo di praticare attività motorie, presportive e sportive, secondo un iter consequenziale, con la guida di personale competente e specializzato. Lo sport, nello specifico il gioco del calcio, pur non essendo un’attività terapeutica, bensì ludico-ricreativa, si sta dimostrando un’attività complementare ai percorsi terapeutici, rivelandosi estremamente importante. L’attività sportiva porta con sè qualcosa che nessuna terapia possiede: la squadra, il gruppo dei pari all’interno del quale le occasione di apprendimento sono molteplici e svariate. L’emulazione, la socializzazione, il divertimento e la sana competizione si sono rivelati elementi fondamentali per motivare i bambini a partecipare e a collaborare tra di loro e con gli operatori. Le sequenze di gioco ed i percorsi di allenamento, intervallate da pause di condivisione, si sono rivelati utili a migliorare non solo la libertà di movimento e la coordinazione motoria, ma soprattutto la gestione dell’autonomia, l’acquisizione di regole comportamentali e la socializzazione». 

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«Anche quest’anno abbiamo avviato la nostra campagna di sensibilizzazione, formazione ed informazione con FilandAut, che in realtà è tutto l’anno, ma intensifichiamo alcuni appuntamenti ed incontri avviandoci per la giornata del 2 aprile. I nostri obiettivi sono la comunicazione, l’interazione sociale, la partecipazione. – ha spiegato la dottoressa Nilde Renzullo , direttrice ed amministratore unico de La Filanda  – La strada che abbiamo sempre tracciato e percorso è quella che unisce alla ricerca scientifica e l’approccio scientifico, le attività di profonda valenza sociale e di visione di futuro per i giovani e le famiglie». Così lo sport ed il progetto “Sognando un goal”. 

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