Incubo aviaria a Napoli, paziente di 50 anni ricoverato al Monaldi in condizioni gravissime

L'uomo, di Scafati, ha contratto il virus in famiglia: è attaccato a un macchinario salvavita

L'ospedale Monaldi
L'ospedale Monaldi
di Daniela Faiella
Domenica 23 Aprile 2023, 23:14 - Ultimo agg. 24 Aprile, 17:13
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Sospetto caso di influenza aviaria. In gravi condizioni un 50enne di Scafati che lotta tra la vita e la morte nel reparto di Rianimazione respiratoria ed ECMO dell’azienda ospedaliera dei Colli di Napoli. Al momento si tratta solo di un sospetto che potrebbe trovare riscontro negli esiti degli esami di laboratorio per la sottotipizzazione dell’influenza, attesi per i prossimi giorni.

L’influenza aviaria è una malattia degli uccelli causata da un virus dell’influenza di tipo A, che può essere a bassa o ad alta patogenicità. Nelle epidemie recenti, a partire dal 2003, è stata documentata la capacità di questo virus (sottotipo H5N1) di contagiare direttamente anche gli esseri umani, causando forme acute di influenza che in alcuni casi hanno portato a morte. Nel caso in questione, l’unico dato certo al momento è che si tratti di un’influenza di tipo A, acclarato dalle prime analisi effettuate all’ospedale di Scafati dove il 50enne, arrivato già intubato dal pronto soccorso dell’ospedale di Nocera Inferiore, è stato tenuto sotto osservazione prima di essere trasferito all’ospedale Cotugno e poi, da lì, all’ospedale Monaldi.

L’uomo, residente a Scafati, ha contratto il virus influenzale in famiglia. È giunto venerdì pomeriggio al pronto soccorso dell’Umberto I di Nocera Inferiore con una gravissima insufficienza respiratoria, determinata da una polmonite bilaterale. Esclusa, attraverso l’esito di un tampone, l’ipotesi del Covid, il paziente è stato trasferito al “Mauro Scarlato” di Scafati, centro specializzato in patologie respiratorie, ma al suo arrivo, accertato nel frattempo che si trattava di influenza di tipo A, i medici del reparto di Rianimazione diretto dal dottor Gugliemo D’Aniello hanno capito che le ordinarie terapie di ventilazione non sarebbero state sufficienti a salvarlo: necessario ricorrere alla particolare tecnica salvavita denominata “ECMO” (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation, ovvero Ossigenazione extracorporea a membrana) disponibile solo presso l’azienda ospedaliera dei Colli di Napoli, cui si è fatto più volte ricorso durante la pandemia.

Attraverso uno specifico macchinario cuore-polmone, la procedura garantisce l’ossigenazione del sangue in pazienti con compromessa funzionalità respiratoria. «Si tratta - spiega Salvatore Virno, dirigente medico del reparto di Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva del Cotugno, che insieme al responsabile del reparto, dottoressa Rosanna De Rosa, ha preso in carico il paziente venerdì sera - di un macchinario che, nei casi in cui la polmonite ha compromesso gli scambi respiratori, consente di prelevare a ciclo continuo sangue dal corpo del paziente, ossigenarlo e reimmetterlo nel sistema venoso, in attesa che la polmonite regredisca e il polmone riacquisti le sue funzioni vital.
Il paziente è stato dunque attaccato al macchinario, nel reparto di Rianimazione respiratoria del dipartimento “Area critica”, diretta dal professor Antonio Corcione. «Dobbiamo ringraziare - ha aggiunto il dottor Virno - i colleghi rianimatori dell’ospedale Mauro Scarlato, che hanno subito capito che l’insufficienza cardio-respiratoria massiva di cui soffriva il paziente avrebbe determinato uno shock cardiogeno o, comunque, un’insufficienza multiorgano da mancanza di ossigeno. Senza l’attaccamento tempestivo all’Ecmo non avrebbe avuto speranza». 
Ora si attendono gli esiti degli esami di laboratorio per la sottotipizzazione dell’influenza A. «Non escludiamo - conferma Virno - possa trattarsi dell’influenza di tipo H5N1, ovvero influenza aviaria, vista la particolare aggressività. Il paziente ha contratto il virus in famiglia e non aveva patologie pregresse. Le sue condizioni sono al momento stabili, ma bisognerà attendere almeno dieci giorni per verificare l’efficacia della terapia».

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