Azienda distrutta dal rogo doloso
«Non lasciateci morire»

Azienda distrutta dal rogo doloso «Non lasciateci morire»
di Daniela Faiella
Domenica 19 Novembre 2017, 07:35 - Ultimo agg. 20 Novembre, 11:51
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SCAFATI - Tutti raccolti in un silenzio composto, quasi surreale. Con i volti corrucciati, segnati dalla rabbia, dalla stanchezza e dalla paura per un destino incerto. Sono i dipendenti dell’Artecarta, che ieri mattina si sono riuniti nuovamente in via Ferraris, all’esterno di quel che resta della loro azienda, bruciata dalle fiamme di un incendio doloso. Tutti lì, l’uno accanto all’altro, con le loro famiglie, al fianco del giovane titolare Luciano Cascone, che ha convocato un incontro con i giornalisti. Sono in 54, giovani e meno giovani. Accomunati dalla stessa incertezza per il futuro. Si, perché ora quella ditta, ridotta ad un cumulo di ceneri ancora fumanti, non potrà più dar loro lavoro. Almeno fino a quando non sarà rimessa in piedi. Ci vorrà tempo, e ci vorranno soprattutto soldi, tanti soldi, per poter ridare vita a quella ditta dalla storia ventennale che era riuscita a diventare leader, a livello nazionale, nel settore della produzione di cartoni per pasticcerie e gelaterie.

«Vorremmo che qualcuno ci dicesse da dove iniziare – chiede Luciano Cascone, 35 anni, sposato con due bambini – Siamo soli e nessuno ad oggi si è fatto avanti, né da parte delle istituzioni né da parte della politica. Siamo una giovane azienda che ha dato lustro all’imprenditoria del sud Italia. Non ci hanno portato via solo la nostra fabbrica, il lavoro, i soldi. Hanno distrutto i nostri sogni di imprenditori del sud. La voglia di rivalsa del sud non è possibile se si lascia morire un’azienda con 54 dipendenti». Da qualche giorno è aperto un conto corrente presso la banca di credito cooperativo di Scafati, per la raccolta di fondi per l’Artecarta: l’IBAN è IT34U0885540080001001003642. «Abbiamo ricevuto le prime donazioni, da famiglie del nord che neppure conoscevano la nostra ditta – ha aggiunto il giovane imprenditore – È un ottimo segnale ma abbiamo bisogno dell’aiuto delle istituzioni per ripartire. Dobbiamo pregare per gli operai, per le loro famiglie, dobbiamo pregare per mio padre, il suo cuore non ha retto al dolore e da ieri si trova in rianimazione. Anche per lui, noi non molleremo. Trasformeremo il fuoco che ci ha distrutto in rabbia e amore di riscatto».
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