Baby gang a Salerno, chat di gruppo per i raid:
«Prendi casco e ferro, dobbiamo fare morti»

Baby gang a Salerno, chat di gruppo per i raid: «Prendi casco e ferro, dobbiamo fare morti»
di Petronilla Carillo
Mercoledì 27 Ottobre 2021, 07:49 - Ultimo agg. 08:00
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«Ragazzi quello ora F.P. ha messo la storia... prepariamo questa vendetta... prendi casco e ferro e due motociclette... dobbiamo fare morti ... loro ora si sentono forti che hanno qualcuno dietro ... perchè se acchiappi quello quando sta da solo dentro un vicoletto vedi come inizia a correre». È la vendetta che i ragazzi del centro storico organizzano sulla chat del gruppo. Il messaggio è del 18 maggio, il 15 maggio c'era stata la rissa iniziata sulla spiaggia di Santa Teresa e proseguita fino a via Roma, all'interno del McDonalds, terminata con due feriti gravi, uno in prognosi riservata e l'altro con una brutta coltellata all'inguine che per poco non tranciava anche l'arteria femorale. Ieri mattina, al termine di meticolose indagini svolte dalla Squadra mobile di Salerno (diretta dal vicequestore Marcello Castello), dalla polizia giudiziaria presso il tribunale dei Minori e dalla polizia postale di Salerno (vicequestore Maria Rosaria Romano, ispettore Roberta Manzo) i responsabili di quella rissa sono stati tutti arrestati.

Quindici in tutto. Dieci sono finiti in carcere, cinque in comunità. Sono i componenti di due gang di baby-criminali di due diverse zone della città: centro storico e zona orientale. Ed entrambi avevano gruppi chat su whatsapp e su facebook dove parlavano tra loro ed organizzavano le loro spedizioni punitive. Il movente di quella rissa che sconvolse la città, perché avvenuta in piena notte e in pieno centro, è terribile se si considera che si parla di minorenni di età compresa tra i 16 e i 17 anni (solo qualcuno, nel corso dell'attività investigativa è diventato maggiorenne): il controllo di una certa area del territorio.

Nel caso dei ragazzi del centro storico, era il lungomare. Qui quelli della zona orientale, secondo loro, non avrebbero mai dovuto mettere piede.

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Sono partite proprio da quella notte del 15 maggio scorso. Gli investigatori acquisirono subito le immagini delle telecamere di sicurezza della zona e anche qualche video privato trovato sui social. Infatti i ragazzi avevano l'abitudine di postare su internet tutte le loro bravate, anche di fare dichiarazioni di guerra. Sempre in quella circostanza furono sequestrati anche i cellulari delle due vittime e di lì, grazie al prezioso aiuto della polizia postale, sono stati recuperati messaggi, foto e video che hanno consentito di identificare, uno ad uno, tutti i protagonisti della rissa. Furono così avviate le prime perquisizioni e trovati i primi strumenti atti ad offendere come cazzottiere e coltelli. Quindi, a riscontro delle prime risultanze, furono rinvenuti anche alcuni indumenti del tutto coincidenti con quelli visibili dai filmati che avevano ripreso alcune fasi della rissa. Altri arnesi offensivi sono stati trovati ieri mattina durante l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi. Entrambi i gruppi, dunque, erano armati e avevano - secondo quanto emerge dalle conservazioni chat - intenzioni di vendetta. Quelli della zona orientale, per i ferimenti subiti; quelli del centro storico, intuendo le intenzioni degli avversari, preparavano la controffensiva. Nei messaggi sono gli stessi ragazzi a raccontare quanto accaduto a chi non era presente.

Per il procuratore capo dei Minori, Patrizia Imperato, la necessità delle esigenze cautelari ha la «finalità  di salvaguardare l'esigenza di tutela della collettività, impedendo, con le restrizioni alla libertà personale dei giovani indagati, la reiterazione di fatti analoghi, trattandosi, come si è detto, non solo di un  fenomeno oramai sempre più radicato nella realtà del Distretto, ma reso ancora più allarmante dalla volontà di vendetta da parte dei corrissanti emersa dalle indagini, con il conseguente rischio  di incontrollabili  e violente reazioni a catena». Giovani ma pericolosi. Figli di persone che appartengono al contesto criminale «importante» del loro quartiere, cognomi che hanno segnato le pagine di cronaca dell'ultimo ventennio. Quando ieri mattina i poliziotti li hanno condotti in caserma, i ragazzi sono stati «protetti» dalle loro famiglie. E loro stessi hanno opposto resistenza, i più remissivi sono andati a prepararsi cercando di curare il proprio look. Nel collegio difensivo gli avvocati Bianca de Concilio, Francesco Guerritore, Michele Sarno e Ivan Nigro.
 

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