Assolta dall’accusa di calunnia, la mamma a cui vennero tolti i figli che non avevano ancora compiuto 10 anni. Un «prelievo coatto» motivato, all’epoca dei fatti, dalla sussistenza della sindrome di alienazione parentale. Ieri, dopo sette ore e mezza di camera di consiglio, il giudice monocratico Domenico Diograzia del Tribunale di Salerno ha assolto Donatella Cipriani (insegnante e madre dei piccoli) ed Antonietta Cuozzo (nonna dei bambini oggi ultraottantenne) perché il fatto non sussiste. Entrambe, difese dall’avvocato Cecchino Cacciatore, nel 2013, denunciarono le modalità violente ed illegali con cui fu eseguito il provvedimento di allontanamento dei minori che avevano meno di 10 anni. Per questo motivo finirono sotto processo per calunnia: secondo le accuse, infatti, avevano simulato gli atteggiamenti violenti e l’abuso d’ufficio adottato da poliziotti ed assistenti sociali incaricati dell’esecuzione del provvedimento della decadenza della potestà genitoriale con il trasferimento dei minori (7 e 8 anni) presso una casa famiglia.
La Cipriani raccontò di essere stata accerchiata dai poliziotti e minacciata di essere arrestata e che era stata usata violenza anche nei confronti di sua madre, non prestando neanche attenzione ad uno dei due bambini che nel frattempo era stato colto da crisi respiratoria.