Battipaglia, Donatella Cipriani
​assolta dall'accusa di calunnia

Battipaglia, Donatella Cipriani assolta dall'accusa di calunnia
di Angela Trocini
Giovedì 28 Aprile 2022, 06:55 - Ultimo agg. 11:45
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Assolta dall’accusa di calunnia, la mamma a cui vennero tolti i figli che non avevano ancora compiuto 10 anni. Un «prelievo coatto» motivato, all’epoca dei fatti, dalla sussistenza della sindrome di alienazione parentale. Ieri, dopo sette ore e mezza di camera di consiglio, il giudice monocratico Domenico Diograzia del Tribunale di Salerno ha assolto Donatella Cipriani (insegnante e madre dei piccoli) ed Antonietta Cuozzo (nonna dei bambini oggi ultraottantenne) perché il fatto non sussiste. Entrambe, difese dall’avvocato Cecchino Cacciatore, nel 2013, denunciarono le modalità violente ed illegali con cui fu eseguito il provvedimento di allontanamento dei minori che avevano meno di 10 anni. Per questo motivo finirono sotto processo per calunnia: secondo le accuse, infatti, avevano simulato gli atteggiamenti violenti e l’abuso d’ufficio adottato da poliziotti ed assistenti sociali incaricati dell’esecuzione del provvedimento della decadenza della potestà genitoriale con il trasferimento dei minori (7 e 8 anni) presso una casa famiglia.

La Cipriani raccontò di essere stata accerchiata dai poliziotti e minacciata di essere arrestata e che era stata usata violenza anche nei confronti di sua madre, non prestando neanche attenzione ad uno dei due bambini che nel frattempo era stato colto da crisi respiratoria.

Anche queste accuse della donna furono ritenute calunniose, ma il lungo dibattimento ha ribaltato il capo d’imputazione tanto da arrivare ad un’assoluzione perché il fatto non sussiste. Del resto c’era anche una parziale registrazione che Donatella fece con il telefonino, raccontando in denuncia: «È stato un sequestro. Sono scesi in quattro da un’auto, dicendo che dovevano prendere i bambini e che dovevo consegnarglieli. Non riuscivo a parlare con il mio avvocato, che era in udienza. Ero nel panico, mi hanno sequestrato le chiavi dell’auto, tolto il telefonino con cui stavo registrando. Mi hanno ripetuto che, se non facevo come mi dicevano, sarei andata in galera. Mi hanno restituito il telefonino, e ho potuto così di nuovo registrare ciò che succedeva, solo quando ho detto che volevo parlare con un ispettore amico. Lui mi ha convinta a fare ciò che mi chiedevano». La vicenda scaturisce da due genitori in guerra il cui amore si trasformò in colpi di carte bollate e ricorsi a giudici e avvocati. Alla fine, nel procedimento relativo alla potestà genitoriale, alla madre verrà nuovamente riconosciuta ma i bambini non li ha mai più visti, sentiti, incontrati. 

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