Ocean Viking: bimbi migranti e soli,
nuova vita tra internet e 4 calci al pallone

Ocean Viking: bimbi migranti e soli, nuova vita tra internet e 4 calci al pallone
Mercoledì 3 Agosto 2022, 09:00 - Ultimo agg. 13:52
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Il cancello è chiuso ma di tanto in tanto si sente un vociare. Sono ragazzini ma i suoni non sono quelli tipici della scuola a cui tutti siamo abituati. Non ci sono lezioni in corso, non di quelle canoniche almeno. In quelle che erano aule, però, un gruppo di migranti - minori non accompagnati arrivati al porto di Salerno a bordo della Ocean Viking nella prima mattinata di lunedì - stanno imparando a dormire tranquilli, a giocare col pallone, a respirare aria di serenità, e a non impaurirsi per un rumore forte o improvviso, a sperare che il viaggio tremendo su cui hanno scommesso, alla fine possa vederli vincitori di una sorte migliore. Sono i giovani, quasi tutti tra i 13 e i 17 anni, che da ieri hanno una casa temporanea, ricavata in una scuola dismessa, la Clemente Tafuri, nel cuore del centro storico. Al secondo piano della struttura sono stati isolati gli undici minori non accompagnati risultati positivi al Covid nelle ore immediatamente successive allo sbarco, al piano terra invece c'è una parte dei 113 under 18 che resteranno in capo al Comune di Salerno fino al compimento della maggiore età ma saranno smistati in centri d'accoglienza specializzati, molti dei quali afferenti alla rete ministeriale Sai.

Chi non ha mai lasciato questi ragazzini, arrivati coraggiosamente da soli così lontani da casa, sono tre donne dell'amministrazione comunale: la vicesindaca Paky Memoli, l'assessore alle politiche sociali Paola De Roberto e l'assessore alla pubblica istruzione Gaetana Falcone. «Fin da quando abbiamo saputo dello sbarco e della presenza, mai così alta, di questi ragazzini - spiega De Roberto - ci siamo attivate perchè avessero una sistemazione immediata degna.

Non li abbiamo mai lasciati, gli abbiamo portato la colazione, siamo rimaste con loro. Sono bellissimi e hanno bisogno di essere protetti ed accompagnati verso il futuro che sognano». I positivi stanno bene, i negativi s'apprestano a partire. Nel mentre giocano a pallone, si ambientano nel paese che li ha accolti, iniziano timidamente a sciogliersi e a raccontare le loro storie. «Quello che ci hanno chiesto appena si sono sentiti più a loro agio - racconta, ancora, l'assessore alle politiche sociali - è stata la rete internet. Non per giocare, o meglio, non solo. Volevano avvisare le famiglie che sono sani e salvi, che stanno bene. Il pensiero che ci sia qualcuno, così lontano da loro, che attendeva notizie, che potevano non essere necessariamente positive, mi atterrisce, come madre e come rappresentante delle istituzioni».

Per gli undici migranti minorenni positivi, è già stata trovata una sistemazione: c'è un centro d'accoglienza che è pronto a prenderli in carico tra qualche giorno, non appena si saranno negativizzati. «I primi 47 sono partiti la sera stessa dello sbarco - conferma la De Roberto - oggi (ieri per chi legge, ndr) sono state trasferite altre 25 persone. Progressivamente, nel giro di pochi giorni, tutti avranno una sistemazione stabile e potranno guardare al futuro con maggiore serenità». Attualmente, il settore politiche sociali del Comune di Salerno che lavora in strettissima sinergia con numerosissime associazioni di volontariato del territorio, lavora senza soluzione di continuità per trovare una sistemazione ai 41 che restano ancora presso l'ex scuola Clemente Tafuri. «Oltre ai centri con i quali abbiamo sempre collaborato - rivela ancora De Roberto - abbiamo attivato la rete ministeriale Sai che ci permetterà di alloggiare questi minori non accompagnati in strutture sparse in tutta Italia». Tecnicamente il costo è interamente a carico del Ministero dell'Interno che ha coordinato l'intera operazione mentre la responsabilità legale dei ragazzi è del Comune di Salerno fino a che non diventeranno maggiorenni. Se ci saranno altri sbarchi, per il momento, non è dato saperlo. L'emergenza, in quanto tale, viene gestita quotidianamente. Ciò che è certo, è che Salerno rientra tra le rotte che il Viminale tende a far percorrere, per capacità di gestire gli sbarchi e know how maturato nel tempo. 

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Il primo minore ad andare via è stato un bambino di appena otto anni, arrivato a Salerno senza nessuno. «È la prima persona di cui ci siamo occupati - conclude De Roberto - era forse il più smarrito. Gli altri ragazzi erano decisamente più grandicelli, o comunque in un'età diversa da quella di un bambino a tutti gli effetti. Proprio questa analisi ci ha convinto a cercare per lui una soluzione più immediata, per permettergli di essere seguito da professionisti e di dimenticare più in fretta possibile questa terribile storia». Progressivamente andranno via tutti, ciò che resterà - confida chi gli ha tenuto compagnia nella loro prima notte italiana - «sono gli occhi, i sorrisi timidi e ancora impauriti, la gratitudine». 

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