Potrebbe essere legata al traffico di droga e alle volontà imposte da un altro “sistema” criminale, esterno alla città di Nocera, la decisione di far esplodere una bomba in via Solimena, due notti fa. Gli investigatori seguono più piste. In quel palazzo ci vive L.V., nocerino di 36 anni considerato dalle indagini Antimafia quale fornitore di grosse quantità di droga. La base del ragionamento investigativo si snoda su due punti: negli ultimi anni ogni attentato o intimidazione fatta con l’esplosione di bombe o armi da fuoco ha sempre avuto una matrice criminale, legata ad una guerra tra fazioni opposte.
Così è stato a Firenze, così fu in uno stabile di Montevescovado o nei pressi di casa del figlio dell’ex boss Pignataro, così a Roma, nella capitale, tempo fa.
Tutto questo, con la concessione di capi e promotori individuati nella città vicina di Pagani, ritenuta una delle maggiori se non la più grande piazza di spaccio della Provincia di Salerno, come ricordò la Procura anni fa in conferenza stampa. Dunque, è da queste basi che i carabinieri di Nocera Inferiore partono per ricostruire il contesto che c’è dietro la bomba fatta esplodere nei pressi dell’abitazione di L.V. Lo stabile è abitato anche da altre famiglie. L’esplosione aveva provocato la distruzione di vetri, una porta, un cancello in ferro, così come gli sportelli delle cabine d’armadio per energia elettrica e telefonia. Da un anno, il 36enne è ai domiciliari: di recente è stato condannato a 7 anni nell’inchiesta sullo spaccio a Fuorni. Nel suo passato ci sono altre condanne per droga. Dietro quella bomba ci sono, dunque, più ipotesi: dalla guerra tra clan a Nocera, attiva oramai da oltre un anno, all’imposizione di nuovi equilibri criminali.