Prestavano soldi con interessi mensili pari al 20% del capitale. La Procura ha chiesto il giudizio per il vecchio boss Giovanni Marandino - l'84enne di Ponte Barizzo ritenuto in passato affiliato alla Nco - e i soci con i quali aveva messo in piedi un giro di usura decapitato lo scorso febbraio dopo una capillare attività investigativa. Sono stati i pm Francesca Fittipaldi e Silvio Guarriello, ad avanzare richiesta di rinvio a giudizio a carico dell'ex tesoriere del boss Raffaele Cutolo e per i suoi collaboratori che, assistiti dagli avvocati Arnaldo Franco, Domenico Vecchio ed Enrico Giovine, dovranno presentarsi il prossimo 23 giugno davanti al gup. Oltre a Marandino, indicato dalla Procura come dominus del rapporto usuraio, rischiano il processo il figlio Emanuell Marandino, 39 anni, di Capaccio; Ada D'Agostino, moglie di Giovanni Marandino, Nicola Polito, imprenditore capaccese, sua sorella Marianna Polito, Giovanni Scorziello, di Altavilla Silentina e Ciro Acciaio di Casoria. Pesantissimo il quadro probatorio dipinto dalla Procura che attribuisce un ruolo a tutti gli imputati. Se Marandino e il figlio rivestivano un ruolo apicale nel gruppo, fondamentale era il contributo dei sodali: Nicola Polito è indicato come mandatario e delegato alla riscossione, un po' il factotum dei Marandino, mentre Marianna Polito, Acciaio e Scorziello si occupavano del riciclaggio dei proventi dell'usura.
Sei gli episodi contestati a Marandino senior e, a vario titolo, ai co-imputati che avrebbero creato un giro di usura che, nel corso di un solo anno, avrebbe fatto intascare al gruppo fino a 90mila euro di interessi usurai.