Camorra, Marandino verso il processo:
prestiti da strozzini con tassi al 20%

Camorra, Marandino verso il processo: prestiti da strozzini con tassi al 20%
di Viviana De Vita
Domenica 13 Giugno 2021, 12:00
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Prestavano soldi con interessi mensili pari al 20% del capitale. La Procura ha chiesto il giudizio per il vecchio boss Giovanni Marandino - l'84enne di Ponte Barizzo ritenuto in passato affiliato alla Nco - e i soci con i quali aveva messo in piedi un giro di usura decapitato lo scorso febbraio dopo una capillare attività investigativa. Sono stati i pm Francesca Fittipaldi e Silvio Guarriello, ad avanzare richiesta di rinvio a giudizio a carico dell'ex tesoriere del boss Raffaele Cutolo e per i suoi collaboratori che, assistiti dagli avvocati Arnaldo Franco, Domenico Vecchio ed Enrico Giovine, dovranno presentarsi il prossimo 23 giugno davanti al gup. Oltre a Marandino, indicato dalla Procura come dominus del rapporto usuraio, rischiano il processo il figlio Emanuell Marandino, 39 anni, di Capaccio; Ada D'Agostino, moglie di Giovanni Marandino, Nicola Polito, imprenditore capaccese, sua sorella Marianna Polito, Giovanni Scorziello, di Altavilla Silentina e Ciro Acciaio di Casoria. Pesantissimo il quadro probatorio dipinto dalla Procura che attribuisce un ruolo a tutti gli imputati. Se Marandino e il figlio rivestivano un ruolo apicale nel gruppo, fondamentale era il contributo dei sodali: Nicola Polito è indicato come mandatario e delegato alla riscossione, un po' il factotum dei Marandino, mentre Marianna Polito, Acciaio e Scorziello si occupavano del riciclaggio dei proventi dell'usura.

Sei gli episodi contestati a Marandino senior e, a vario titolo, ai co-imputati che avrebbero creato un giro di usura che, nel corso di un solo anno, avrebbe fatto intascare al gruppo fino a 90mila euro di interessi usurai.

Tante le vittime finite nelle loro grinfie che, già nell'udienza preliminare potranno costituirsi parte civile attraverso l'avvocato Giovanni Fava. C'era il barista con il vizietto del gioco, il pizzaiolo con un debito importante, l'imprenditore agricolo che doveva far fronte ad una grossa sofferenza economica e il ristoratore che apriva e chiudeva locali. Chi aveva bisogno di liquidità e aveva esaurito i canali ufficiali sapeva che c'era la possibilità di chiedere i soldi a Marandino che, nonostante la veneranda età e gli acciacchi di salute, incuteva timore per la sua fama di malavitoso di vecchio stampo. Marandino era chiaro nei patti usurai con chi bussava alla sua porta: l'interesse era del 20% mensile. La vittima doveva dare a garanzia un assegno bancario (senza beneficiario) per l'importo richiesto e la quota di interesse del primo mese. Ex tesoriere di Cutolo, l'apice della carriera criminale Marandino la raggiunse negli anni Ottanta e Novanta, sotto l'ala protettiva dalla Nco, ma già negli anni 70 era riferimento della mala locale. 

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