Capolarato nel Salernitano:
1 lavoratore su 5 sfruttato e irregolare

Capolarato nel Salernitano: 1 lavoratore su 5 sfruttato e irregolare
di Carmen Incisivo
Mercoledì 9 Giugno 2021, 06:50 - Ultimo agg. 08:00
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Un lavoratore su cinque è irregolare così come poco più della metà delle aziende salernitane, finite nel mirino della task force contro il caporalato che tra l’11 e il 29 maggio scorsi ha battuto a tappeto tutta la provincia, da nord a sud. In tre settimane, personale dell’Ispettorato del lavoro, Inps ed Asl, carabinieri e guardia di finanza hanno visitato, con blitz quotidiani e veloci effettuati sia in campo aperto che in vivai e serre, 94 aziende del salernitano nell’ambito del progetto Su.Pr.Eme, finanziato con fondi europei. Di queste, ben 51 sono state ritenute irregolari mentre per le restanti 43 non sono state riscontrate evidenti non conformità ma non si escludono controlli ulteriori.

Per 12 aziende è scattata la sospensione dell’attività imprenditoriale, adottata dagli ispettori del lavoro per aver occupato una percentuale di lavoratori irregolare pari o superiore al 20%. «Riteniamo necessario tenere alta l’attenzione perché nel settore agricolo il rischio di sfruttamento lavorativo e del diffondersi della piaga del caporalato è alto, anche per la presenza di tante persone, soprattutto extracomunitari, che vivono in condizioni di indigenza - spiega Antonio Zoina, direttore dell’Ispettorato del lavoro di Salerno – le irregolarità hanno riguardato in maniera indifferenziata la zona sud con particolare riferimento alla Piana del Sele e la zona nord con l’agro nocerino sarnese dove abbiamo individuato, rispettivamente 26 e 25 aziende irregolari per un totale di 128 lavoratori non regolari». 


Le posizioni di lavoratori verificate dagli 007 del caporalato sono state 583, equamente divise tra cittadini comunitari e non comunitari.

Nel primo caso è stata rilevata una prevalenza di lavoratori italiani, rumeni, albanesi e bulgari mentre nel secondo si registra una buona presenza di persone di etnia asiatica ed in particolare lavoratori provenienti da India, Pakistan e Sri Lanka pur al cospetto di un’assoluta prevalenza di lavoratori di etnia africana, più precisamente provenienti da Gambia, Senegal e Marocco. «I braccianti per i quali sono state riscontrate violazioni delle norme sul lavoro sono 128, il 20% della forza lavoro – spiega ancora Zoina - 57 persone sono risultate occupate in totale carenza contributiva ed assicurativa. Il fenomeno del lavoro nero coinvolge il 50% dei lavoratori irregolari ed il 10% circa della manodopera complessivamente occupata». In valore assoluto, il lavoro nero interessa principalmente cittadini non comunitari: delle 57 persone irregolari, 37 sono extracomunitarie e di questi 24 provengono da Marocco, Costa d’Avorio, Gambia e Senegal. Per due lavoratori di nazionalità pakistana sono state avviate le procedure di espulsione in quanto privi di permesso di soggiorno.

«Peraltro – aggiunge il direttore Zoina - alcune situazioni di lavoratori in nero hanno interessato stranieri clandestini per i quali era stata avviata la procedura di emersione intesa a conseguire il permesso di soggiorno temporaneo, ma non era stata ancora formalizzata la procedura di assunzione presso il centro per l’impiego».

Ma le irregolarità non sono certo finite: c’è chi, nella migliore delle ipotesi, veniva pagato “ufficialmente” solo per la metà del tempo che effettivamente dedicava al lavoro nei campi a conferma del fatto che la registrazione di un numero di giornate inferiore a quelle prestate rappresenta un fenomeno molto diffuso nel settore agricolo della provincia di Salerno, «molto difficile da contestare e provare – conclude Zoina - in quanto sul tema converge il duplice interesse del datore, a remunerare fuori sacco o non remunerare affatto le giornate aggiuntive, e del lavoratore a conseguire, una volta raggiunte le 102 o 151 giornate contrattuali annuali, la indennità di disoccupazione per tutto il rimanente periodo dell’anno». Riscontate anche violazioni in materia di orario di lavoro e, nello specifico, l’inosservanza del giorno di riposo settimanale. Sono otto, invece, le segnalazioni legate a somministrazione illecita di manodopera mentre in due casi è stato contestato ai datori di lavoro l’impedimento alla vigilanza seguite al rifiuto di fornire al personale ispettivo le generalità dei lavoratori trovati intenti al lavoro e datisi alla fuga alla vista del personale ispettivo.

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