Arresti «organizzati» per accumulare ferie,
cinque carabinieri nei guai a Montecorvino

Arresti «organizzati» per accumulare ferie, cinque carabinieri nei guai a Montecorvino
di Viviana De Vita
Domenica 26 Settembre 2021, 12:00
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Arresti organizzati per accumulare giorni di ferie anche a costo di favorire le illecite condotte degli spacciatori-confidenti. La Procura ha chiesto il giudizio per quattro carabinieri della stazione di Montecorvino Pugliano e uno di Bellizzi già in precedenza trasferiti in altra sede e raggiunti la primavera scorsa dalla misura interdittiva della sospensione dal servizio pubblico. Rivelazione di segreto d'ufficio, peculato e falso ideologico sono le ipotesi di reato di cui, a vario titolo, i militari devono rispondere. L'appuntamento è davanti al gup Albarano il prossimo 13 ottobre. Chiesto il giudizio anche per quattro pusher, assistiti dagli avvocati Stefania Pierro e Pierluigi Spadafora, a carico dei quali la primavera scorsa è scattata la misura cautelare del carcere e dell'obbligo di dimora nel comune di residenza. È un quadro indiziario complesso quello formulato all'esito di una lunga attività investigativa coordinata dai sostituti procuratori Polito e Benincasa: non ci sarebbero stati fini di lucro nell'operato dei militari che, secondo la tesi della Procura, avrebbero spinto i confidenti ad andare ben oltre il ruolo di informatori delle forze dell'ordine facendoli agire da «provocatori» degli spacciatori. Con il pretesto di voler acquistare la droga, i confidenti dei carabinieri avrebbero più volte contattato i pusher attivi nell'area di Bellizzi e di Montecorvino per poi informare il carabiniere di riferimento che interveniva procedendo al sequestro della sostanza e all'arresto dello spacciatore. Parte della droga sarebbe infine stata devoluta al confidente per ringraziarlo del buon esito dell'operazione.

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Le indagini sono partite dalle rivelazioni di un pusher picentino che ha affermato di essere un confidente di alcuni carabinieri della stazione di Montecorvino Pugliano. È stato lui a spiegare agli inquirenti che il rapporto confidenziale con i militari in questione sarebbe più volte sfociato in vere e proprie condotte delittuose poiché in più occasioni i militari lo avrebbero favorito. «Le indagini - scrisse il gip nell'ordinanza di custodia cautelare - hanno disvelato uno scenario di anomala gestione dei confidenti, degenerando in vere e proprie azioni delittuose anche da parte dei carabinieri il cui obiettivo ultimo sarebbe stato quello di realizzare il maggior numero di operazioni e arresti, lasciando però impuniti sia i principali autori di gravi reati, sia concorrendo alla loro realizzazione.

Tali condotte - si legge ancora nell'ordinanza redatta dal gip - lungi dal dare lustro all'Arma dei carabinieri, finivano per agevolare i crimini del confidente. Di fatto con il loro comportamento i militari hanno garantito ai loro confidenti e ai loro correi una patente di impunità con azioni ed omissioni dolosamente orientate a coprirli e a consentirgli di continuare a delinquere». 

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