Salerno, il museo del falso in affitto: «Il canone va abbassato, non diventi un ristorante»

Le associazioni contro il Municipio: questi spazi non diventino commerciali

La struttura che ha ospitato il Museo del falso
La struttura che ha ospitato il Museo del falso
di Barbara Cangiano
Sabato 1 Aprile 2023, 06:35 - Ultimo agg. 07:18
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La presenza dell’ex Museo del Falso di via Porta Elina nell’elenco di un’asta pubblica per la locazione di immobili di proprietà comunale, continua a far discutere. Dopo la levata di scudi di Filippo Trotta della Fondazione Alfonso Gatto - a cui la struttura era stata promessa dall’amministrazione per ospitare l’Istituto di poesia contemporanea che avrebbe dovuto essere diretto da Valerio Magrelli - è il consigliere comunale, già assessore alla Cultura Tonia Willburger a scendere in campo, chiedendo al sindaco Vincenzo Napoli di vincolare lo spazio a una destinazione d’uso che non sia di impronta commerciale.

Il canone a base d’asta annuale è stato fissato nella somma di 32.400 euro l’anno, a cui vanno ad aggiungersi spese per la manutenzione: un budget che solo un imprenditore può consentirsi. «Il rischio è che Salerno perda ancora uno spazio deputato storicamente alla cultura e che ci si ritrovi a inaugurare l’ennesimo ristorante di cui probabilmente la città non ha bisogno - taglia corto Willburger - Nel corso dell’ultimo consiglio comunale ho rivolto al primo cittadino una raccomandazione affinché l’ex Museo del Falso, che ha ospitato anche l’Archivio dell’architettura contemporanea da lui voluto, non venga stravolto diventando un’attività con fini puramente commerciali, ma possa tornare ad aprire le sue porte a iniziative che si muovono nel campo dell’arte, della letteratura, del cinema, dell’associazionismo».

L’ipotesi che la consigliera comunale sottoporrà all’attenzione di Napoli è quella di «convocare gli operatori culturali e ascoltare le loro proposte, provando a individuare una strada per sostenerli. I costi dell’asta sono oggettivamente non sostenibili per chi si muove in questo settore, ma credo che si possano trovare delle soluzioni per aiutarli, riducendo il canone e immaginando la costituzione di un’associazione temporanea di scopo o di un consorzio nel quale far confluire diverse realtà pronte a dividersi lo spazio e i costi di gestione». Willburger dice no, almeno per il momento, alla concessione a un solo operatore: «Non credo che questo sia possibile se non si arriverà prima a licenziare il regolamento per l’affidamento dei beni comuni».

Un tasto, quest’ultimo, che rappresenta una nota dolente per molti comitati di quartiere che da tempo rivendicano un luogo fisico che possa fungere da baluardo per la legalità e il decoro urbano.

Alla struttura era interessata anche Salerno Letteratura che, attraverso una rete con l’Università ed altri qualificati partner, aveva stilato un progetto per chiederne la gestione temporanea da gennaio a giugno. «L’avevamo immaginato come un esperimento pilota per portare avanti delle iniziative che, a turno, si sarebbero svolte durante l’intero arco dell’anno. Era il modo per riaprire un luogo ingiustamente chiuso e sottratto alla collettività, ma soprattutto lo avevamo ipotizzato come un passaggio intermedio per realizzare un obiettivo più ampio, quello della Casa della cultura, da configurarsi in uno spazio diverso, più ampio e in una dimensione più strutturata». L’idea della Casa della cultura è un sogno nel cassetto che Ines Mainieri coltiva da tempo e sul quale prova a fare squadra per evitare che una serie di energie si disperdano e per dotare Salerno di uno spazio che, al pari del Circolo dei lettori di Torino, sia in grado di produrre eventi trecentosessantacinque giorni l’anno.

«Se si lavora per cementare l’identità di una città che sia a vocazione turistico-culturale, non si può prescindere dal recuperare un luogo dove operatori che da anni hanno dato riprova di competenza, visione e affidabilità possano svolgere ancora meglio il proprio compito, contribuendo a incrementare i flussi di visitatori e a elevare il livello dell’offerta». Mainieri non entra nel merito della polemica scatenata all’indomani dell’asta, ma si dice favorevole a blindare la vocazione culturale dell’ex Museo del Falso. «Il progetto del professore Casillo nacque a casa mia, con mio marito Ableo - ricorda - È un immobile che ha una posizione strategica e che non può essere svilito diventando un ristorante come tanti. Quanto alla necessità di pagare la locazione sono assolutamente d’accordo. Non vedo perché il Comune, che non ha una situazione economica florida, debba concederlo gratuitamente». 

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